Borghi piemontesi, aquiloni e battelli

Una decina di borghi del Monferrato, da San Salvatore a Lu Cuccaro, da Balzola a Valenza… possono essere scoperti seguendo il programma del “PeM! Parole e Musica in Monferrato Festival“. Un festival diffuso che quest’anno omaggia la scrittrice monferrina Rosetta Loy, scomparsa nei mesi scorsi, che verrà ricordata anche in una serata a lei totalmente dedicata e con altre iniziative.

Savigliano è un autentico gioiello della pianura cuneese che merita di essere scoperto. Un ottimo pretesto per farlo è la mostra fotografica “Smelling the world – I profumi del mondo“: un’ottantina di immagini di Alessandro Gandolfi raccolte in 18 Paesi del mondo il cui effetto visivo è amplificato da suggestioni olfattive. Tra le fotografie ci saranno, infatti, touch point olfattivi, ideati per raccontare “l’essenza del progetto”, ovvero la natura intrinseca di un luogo attraverso la sua fragranza specifica: la sua essenza, appunto. Essenze da annusare o da sentire sotto le dita, assaporandone la texture e la consistenza per una presentazione unica e suggestiva, in cui i profumi rievocheranno le atmosfere raccontate nelle immagini. La mostra, aperta sino all’8 gennaio 2024, è allestita tra palazzo Taffini e l’adiacente seicentesco palazzo Muratori Cravetta, collegati tra loro dal suggestivo Giardino dei Sensi .  

One Sky One World – Un Cielo Un Mondo“, Festival degli Aquiloni per la Pace (6 – 8 ottobre) a Cervia: una mobilitazione creativa e un’azione collettiva spettacolare intorno al tema dell’aquilone, simbolo di libertà, pace, unione e sostenibilità per omaggiare in modo originale lo spirito della giornata mondiale del volo degli aquiloni per la pace, che si svolge contemporaneamente in tutto il mondo nella seconda domenica di ottobre .

Dal 2003, ogni due anni, 2 km di banchine di Orléans tornano ad essere il leggendario porto fluviale di un tempo e ospitano per 5 giorni di festeggiamenti, alla fine di settembre, il più grande raduno europeo della marina fluviale: il Festival della Loira. Dimostrazioni nautiche, trenini, regate, giostre, lanci di reti da pesca e gare di canottaggio vengono proposti durante ogni edizione per conoscere meglio il patrimonio della Loira, i mestieri e i saperi ad esso legati. Aperto a tutte le generazioni, il Festival organizza anche attività didattiche per i più piccoli, tra attività e laboratori alla scoperta della navigazione. Ce ne parla Marco Morosini.

Assalto alle Alpi

“Nel nostro prossimo futuro pende una minaccia sulle Alpi, se si continuerà ad attingere a vecchi stereotipi idealizzanti che riducono la montagna a luogo salvifico di pura “bellezza”, o a parco divertimenti per il turista in fuga dalle città. Come immaginare il loro futuro prossimo? Da qualche decennio a questa parte la montagna è in continua evoluzione. Con il boom economico, i giovani alpigiani avevano creduto in una vita migliore in pianura, in fabbrica. Scendere aveva significato ripudiare l’antica «società della fatica» andando incontro al posto garantito. Così sulle Alpi, con la progressiva assenza umana, ha trionfato un inesorabile processo di rinaturalizzazione. Intere vallate, interi villaggi sono stati abbandonati. Si registra il raddoppio di superficie boscata dal dopoguerra, sono ritornati i grandi carnivori e, in massa, gli animali selvatici. E oggi? Il pericolo reale è che tutto rimanga come adesso, che si continui a immaginare lo stesso sviluppo turistico con nuovi impianti di sci, dimentichi del riscaldamento climatico. Che si continui a cementificare, costruire impianti di risalita, progettare grandi opere inutili e grandi eventi consumatori di suolo”. Sono considerazioni di Marco Albino Ferrari, autore di “Assalto alle Alpi”, edizioni Einaudi . Considerazioni illustrate da storie come quella  della “Porta della Neve di  Viola St. Grée (CN), sulle Alpi Liguri. Negli Anni ’70 e ’80 era il cuore della stazione sciistica della valle Mongia (sede dei mondiali di sci alpino del 1981). La Porta della Neve era un grande condominio piazzato a pochi metri dagli impianti sciistici, ed al suo interno c’era di tutto, da un supermercato ad un cinema, da una piscina a una farmacia.  E tutto era collegato con un complesso sistema di scale mobili. C’erano concerti, feste, sono arrivate fin quassù le ragazze del Drive In, Den Harrow, Fiordaliso, Gegia per i bambini… Ci arrivò persino Ornella Muti. L’idea (e la realizzazione), a metà degli anni Sessanta, venne all’ingegnere Giacomo Augusto Fedriani, un giovane imprenditore, ex campione di sci, che dopo voli ripetuti sulle Alpi Liguri individuò, nella Val Mongia e sulle pendici del Bric Mindino, il luogo ideale per la realizzazione di una stazione sciistica sul modello di quelle sorte nel frattempo sul versante francese. Stazione sciistica e comprensorio alberghiero annesso, parcheggio auto e pullman per turisti e vacanzieri della neve tutto compreso, Genova, la Liguria e la sua autostrada a poche decine di chilometri. Gli anni erano del resto quel che erano; la montagna già esangue di oltre un decennio di immigrazione verso le città: “Considerando che il Comune di Viola trovasi tra territori montani classificati a zona depressa, che la popolazione locale, per i miseri redditi, in quest’ultimo decennio ha perso il 50% degli abitanti che hanno abbandonato il paese natio…” si legge in una deliberazione comunale del 1964 ritrovata da Ferrari. L’idea di una economia bianca, basata sul turismo invernale era, in quegli anni, una possibile ancora di salvezza per territori apparentemente votati all’abbandono, era soprattutto l’idea di un possibile arricchimento economico su modelli di un’economia urbana, allora considerati gli unici possibili. Oggi la Porta della Neve è un abominevole ecomostro…

Gressoney: dai walser al Samstag Mȁrt, passando per la regina Margherita

Il Castel Savoia a Gressoney-Saint-Jean, ultimato nel 1904, è una costruzione che sembra realizzata dagli architetti di Walt Disney. Soprannominato il “castello fatato” fu realizzato per volere della Regina Margherita di Savoia, che soggiornava a Gressoney ospite dei baroni Beck Peccoz già dal 1889. Margherita era un tipino che surclassa anche i chiacchierati reali di casa Windsor. Diede vita al cosiddetto “margheritismo”, un fenomeno di costume che alla fine del XIX secolo influenzò diversi ambiti della vita sociale, in primis la moda. Da sempre appassionata di abiti e gioielli, per cui spendeva cifre immense, la regina fu un’icona di stile, tanto che una delle prime riviste di moda del Paese si chiamerà in suo onore Margherita, il giornale delle signore italiane. Inoltre le venne intitolato un po’ di tutto, da nuove pietanze (come la pizza margherita) a rifugi alpini. Anche la sua storia sentimentale ha poco da invidiare ai reali inglesi. Quello con Umberto I, non fu un matrimonio d’amore. Donnaiolo impenitente, Umberto tradì spesso la moglie e rimase per tutta la vita innamorato della contessa Eugenia Bolognini Litta Visconti, rischiando di gettare un’ombra sull’immagine della famiglia reale. Margherita imparò tuttavia a tollerare le intemperanze del consorte, anche perchè pure lei aveva un flirt extraconiugale tollerato da Umberto: era innamorata del barone Luigi Beck Peccoz, con cui costruì un’intensa sintonia negli ultimi anni della permanenza sul trono. Prima ancora della regina e del barone, Gressoney e la valle del Lys era abitata dai walser, discendenti di popoli germanici che durante tutto il medioevo si erano sparsi per le Alpi Centrali  portando in dote usi, costumi, architetture e una propria lingua, il titsch . Furono i primi coloni a intraprendere in Europa l’avventura della civilizzazione dell’alta montagna. Ondate migratorie senza alcun fasto guerriero e senza alcuna gloria monumentale se non quella dei wohngade (stalle-abitazioni), dei fienili e dei forni per il pane. Il loro spirito comunitario è stato raccolto da giovani produttori della valle del Lys che hanno deciso di unirsi intorno al Samstag Mȁrt (“mercato del sabato” in titsch). Questo appuntamento non è solo un punto vendita di prodotti rigorosamente km0, è  un’occasione per raccogliere idee, propositi e progetti. C’è una storia dietro ogni sapore. Ce le raccontano Federico, del progetto Paysage a Manger e Alessia di NaturaLys . La biscottaia Wanda e il formaggiaio Simone.

Per brindare alla loro avventura niente di meglio che una grappa. Per scegliere la più adatta fidatevi di Mimmo, il bartender dell’hotel Lo Scoiattolo

San Lorenzo Dorsino: un borgo vivo, dove la Comunità è destinazione

Adagiato su una terrazza baciata dal sole, con in fronte le Dolomiti di Brenta, San Lorenzo Dorsino è molto più di un borgo, è un borgo diffuso. Nasce infatti dall’unione di sette piccole frazioni. Ogni villa conserva ancora oggi il proprio carattere distintivo, la propria festa patronale, la propria chiesetta, la propria piazza. Per scoprirne il fascino più autentico, bisogna visitarle senza fretta, perdendosi tra le stradine acciottolate e le architetture di un tempo. Così facendo si conosceranno le storie e le  capacità di artigiani e artisti che  hanno scelto di vivere valorizzando le loro passioni, la loro creatività e abilità manuali. Le storie più intriganti sono quelle di un gruppo di donne che si sono rimesse in gioco, diventando uno stimolo per altre donne per tirare fuori da casa quello che sanno fare con le loro mani. Non è ancora una associazione, anche se presto lo diventerà. “Amo il legno. Ho imparato a farlo fin da bambina grazie al papà falegname” ci racconta Claudia, un falegname 23enne che con le sue mani crea lampade, ciotole porta oggetti, collane, orecchini e braccialetti in legno “Ho studiato design dell’arredamento e il legno è la mia fonte di ispirazione. Dà forza alle mie mani per creare oggetti che uniscono un concept innovativo alla tradizione artigiana. Ogni oggetto è un pezzo unico e irripetibile”. “Fin da piccola i colori dipingono la mia vita” ci confessa Valentina. Trentenne, oggi fa la pittrice (suo è uno splendido affresco che impreziosisce una delle chiese locali) e crea calamite, coppi e orologi dipinti a mano con scorci del paese, ritratti e caricature. Ierta è una feltraia che crea pezzi unici, ognuno diverso dall’altro: “Prendo ago e filo, punzecchio con la lana una pallina per disegnare paesaggi, faccio nascere nanetti da un pezzo di legno, compongo vasetti di fiori dai mille colorati, faccio battere cuori imbottiti”. Anita coltiva, attraverso l’agricoltura biodinamica, erbe officinali e piccoli frutti che poi trasforma in infusi e prodotti cosmetici, che vende anche online. La sua azienda è certificata ARCA e costruita utilizzando solo materiale locale: larice, argilla e dolomia. Federica, la figlia di Anita, preparare cocktail con i prodotti che si coltivano in azienda ed è diventata la bartender del progetto Dolomiti Mixology. La sorella maggiore di queste donne è Agnese, la regina del Ristoro Dolomiti di Brenta , all’imbocco della Val d’Ambiez, che da oltre venticinque anni gestisce con il marito Beppino.

A San Lorenzo Dorsino, grazie a un crowdfunding aperto per portare avanti una filosofia di montagna accessibile, è ‘tornata in vita’ la Falesia Dimenticata: uno scudo di roccia al di sopra di un prato del borgo. Oggi le  vie da scalare sono una trentina e l’obiettivo è di raddoppiarle, una palestra naturale di roccia aperta anche a  persone con disabilità (info: www.dolomiti-open.org)

Puntata a pedali

Si parte dalla valle delle Terme di Comano, in Trentino. Qui il Kilometrozero Unesco Bike Tour propone escursioni in bici con tappe per degustare le eccellenze gastronomiche del territorio. Un bike tour quindi pensato per chi ama le due ruote, ma soprattutto la buona tavola. Il primo tour a bilancio calorie zero: a fine tour il bilancio calorie bruciate/assunte è infatti pari a zero. Ne parliamo con la guida Carlotta Riccadonna e con Marco dell’ Agritur Maso Pra’ Cavai , una delle tappe del tour.
La guida “Il Cammino di Santiago in bicicletta” e la “Santiago” del musicista Riccardo Tesi (il suo ultimo album, “La giusta distanza”, si apre con uno strumentale dedicato al capolinea del celeberrimo cammino)
La storia di Marshall “Major Taylor”: il primo campione del mondo afro-americano nel ciclismo. Nel 1898. Più forte della segregazione razziale, più forte del principio dei “separati, ma uguali”. Tuttavia, alla fine, anche lui sopraffatto dalla durezza dei tempi. Ne parliamo con Marco Ballestracci, autore “Black Boy Fly – L’irresistibile ascesa di Major Taylor” .
Pietro Franzese , un biker che ha scelto di viaggiare in giro per il mondo e percorrere 100.000 chilometri in sella ad una bicicletta degli anni 90, ci racconta il suo viaggio coast to coast negli States. 6000 km, da San Francisco a Key West, con 25.000 metri di dislivello, per sensibilizzarci sull’impatto ambientale dell’uso della plastica monouso
Gorlago, un borgo della bergamasca, è un crocevia di innumerevoli itinerari cicloturistici: ideale punto di partenza saltate per scoprire le Terre del Vescovado e i suoi dintorni, per percorrere ciclovie che si spingono sino ai Colli di Bergamo, la bassa Val Seriana e i colli della Valcalepio. Ma, volendo. si può anchei costeggiare il fiume Serio sino ad avvistare i castelli del celebre condottiero Bartolomeo Colleoni. Ne parliamo con Marco Ceccherini , coordinatore del progetto turistico Trame Nascoste a Gorlago.

Garda Dolomiti , Visit Trentino- Garda Trentino

Viaggio sull’acqua: laghi, fiumi e terme

Il nostro ‘viaggio sull’acqua’ inizia sul lago Saimaa, un lago situato nella parte sud-orientale della Finlandia composto da una serie di bacini lacustri collegati tra loro. Recentemente una rivista scientifica ha scritto che quando l’acqua dolce finirà, per i laghi della Carelia si batteranno le potenze mondiali. Qui abbiamo incontrato Saimi Hoyer, titolare dell’hotel Punkaharju. Ex fotomodella, capelli rossi fiammeggianti, energia incontenibile, in un momento difficile della vita si è chiesta dove stava la bellezza e la risposta l’ha portata qui. Mostrandoci la fotografia di un hygrophorus camarophyllus, il suo fungo preferito, ci confessa che “adoro il suo profumo muschiato. E amo ancor di più questo lago, e non poteva che essere così dato che il mio nome, Saimi, deriva dal suo, Saimaa”. Il viaggio continua sulle acque di un altro lago, a Torbole, sul lago di Garda. Situata in una posizione unica in mezzo alle montagne dove il vento si incanala acquistando intensità grazie all’effetto venturi, Torbole gode di un vento costante incredibilmente affidabile che ha favorito la pratica del windsurd. Ce ne parla Vasco Renna, uno dei primi a praticarlo su queste acque e oggi titolare di una prestigiosa scuola di windsurf . Rimanendo in Trentino, il viaggio prosegue nelle acque delle Terme di Comano, ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Acque termale che sono un “farmaco” naturale privo di controindicazioni ed effetti collaterali, ideali per risolvere svariate problematiche dermatologiche. Le Terme sono immerse in un parco di 14 ettari: un immenso giardino dove camminare scalzi sull’erba, ascoltare in silenzio il rumore di un ruscello, immergersi anima e corpo nel confortevole fruscio degli alberi…Tra le proposte c’è anche un Percorso Sensoriale composto da un sentiero da percorrere a piedi nudi lungo diverse stazioni sensoriali composte da materiali diversi come pigne, corteccia, foglie, tronchi e acqua. Un’esperienza utile per stimolare tatto, udito, vista e olfatto, e generare un rinnovato equilibrio. I cinque sensi sono stimolati anche al Radicepura Garden Festival di Giarre (CT), giunto alla sua quarta edizione. Per sei mesi (06 maggio – 03 dicembre) la Biennale del paesaggio mediterraneo sarà il palcoscenico privilegiato per quanti sono interessati al tema dei giardini quale osservatorio sulla natura e sulle sfide ecologiche e culturali del nostro tempo. Un ricco palinsesto di eventi, ospiti, laboratori dedicati a tutte le età per immergersi nel mondo delle piante. Il viaggio termina nelle acque del fiume Po, dove dal 27 maggio è in corso la Vogaposse , una regata a impatto zero alla riscoperta del Grande Fiume Po.

Il carisma della Galizia

La Coruña, una città con più di un lungomare. Uno è chilometrico e sabbioso ed è patria di surfisti e di intrepidi bagnanti, di coppie di pensionati che passeggiano con i piedi nella risacca, di gruppi di ragazzi che cazzeggiano sulla spiaggia, di cani che pascolano sulla sabbia o che inseguono la palla di improbabili partite a beach volley. Il lungomare del porto, in Avenida La Marina, è caratterizzato da una splendida fila di case bianche, tutte finestrate, che incorniciano, il lungomare del porto. Trattasi di balconi chiusi con carpenteria in legno o acciaio bianco e vetro, risalenti all’inizio del XIX secolo, che creano un insieme di gallerie vetrate che possono superare i 25 metri di lunghezza. Una particolarità che è valsa a La Coruña il nick name di “città di vetro“. Seguendo invece il lungomare che a nord-est della città corre lungo un impervio promontorio, si arriva alla Torre di Ercole, il faro più antico del mondo e l’unico, tra quelli costruiti dai romani, ancora in servizio. Una torre che non poteva non affascinare il giovane Pablo Picasso che all’età di 9 anni si era trasferito con la famiglia da Malaga a La Coruña, dove il padre aveva accettato l’impiego più redditizio di insegnante in una scuola d’arte. La casa dove viveva con i genitori, al secondo piano del 14 di via Payo Gómez, oggi è un museo e visitandola si potranno ammirare riproduzioni di schizzi e quadri che il giovane Pablo realizzò a La Coruña. E’ qui che Picasso incontrò il suo primo amore e una copia del ritratto di questa ragazzina è esposto nella casa dove visse l’artista. La figura femminile è stata importantissima nell’opera di Picasso, esattamente come è stata fondamentale nella storia della città che, per questo motivo, è conosciuta come “la città delle donne“. Nell’ottocentesca piazza principale della città troneggia la statua di María Pita (1565-1643), un’eroina locale famosa per aver vendicato l’ uccisione del marito durante l’ assalto inglese del 1859 colpendo a morte con la lancia di una bandiera il fratello di Sir Francis Drake. Altre ‘coruñesas‘  importanti sono la scrittrice, giornalista e saggista Emilia Pardo Bazán (1851-1921), una precorritrice del femminismo; Rosalía de Castro (1837-1885), la più grande poetessa, sia in galiziano che in spagnolo, del Romanticismo spagnolo;  Isabel Zendal (1773-???), considerata dall’OMS la prima infermiera della storia in missione internazionale per il suo lavoro nella spedizione che ha portato il vaccino contro il vaiolo nel Nuovo Mondo; Juana de Vega (1805-1872),  governante e cameriera della futura regina Elisabetta II, un’attivista politico-sociale progressista e autrice di due straordinari libri di memorie, genere insolito per quei tempi. Ed è un elenco molto parziale…

A oriente e occidente La Coruña è incorniciata da una costa di selvaggia bellezza, la  Costa della Morte. A dispetto del nome (dovuto ai tanti naufragi che sono avvenuti davanti alle sue rocce, circa mille quelli documentati) è tutt’altro che terribile. E’ percorsa da sentieri panoramici che attraversano riserve naturali, consentendo ai visitatori di godere di panorami spettacolari e di avvistare una vasta varietà di fauna e flora. E’ popolata da fari, come quello di Cabo Vilàn, il primo faro elettrico della Spagna. E da storici borghi dove si miscelano ataviche tradizioni celtiche e liturgie cristiane, come succede a Muxia dove il Santuario della Virgen de la Barca, un incredibile tempio a strapiombo sul mare, si staglia a pochi metri dalla Pedra de Abalar, una pietra che trema e balla per avvisare della presenza del maligno, oltre ad avere poteri curativi in grado di sanare malattie e disturbi fisici se toccata o abbracciata…

Camminare. Il Festival del Social Walking

Una puntata dove, in compagnia di Valentina Nargino di “Viaggi e Miraggi”, abbiamo chiacchierato con alcuni protagonisti di “Camminare. Il Festival del Social Walking” che si terrà il 6 e 7 maggio al Parco Nord, Milano.
Luigi Casanova, bellunese, già Custode forestale nelle Valli di Fiemme e da tempo voce storica dell’ambientalismo, ha illustrato il fallimento dei tre obiettivi previsti dal CIO e dal dossier di candidatura delle previste olimpiadi invernali di Milano-Cortina:
Olimpiadi a costo zero: abbiamo oltrepassato i 4 miliardi di euro pubblici, proprio con l’ultima finanziaria il governo ha stanziato ulteriori 400 milioni di auro
Olimpiadi sostenibili: è stata evitata la VAS (Valutazione ambientale strategica) obbligatoria per legge e le VIA regionali. Le 48 pagine del dossier che indicavano il percorso della sostenibilità sono state evitate
Olimpiadi condivise: già la presenza di attivissimi comitati in tutti i territori dimostra come siano un evento conflittuale. Il commissariamento imposto a tutte le opere di fatto impedisce a cittadini e associazioni le valutazioni sui progetti, quasi tutti secretati.
Marika Ciaccia, una che ha imparato a camminare due volte: da piccola e dopo la grave trombosi venosa che l’ha colpita a una gamba (e da allora non si è più fermata), ci ha parlato del trekking. Dal ritmo dei passi all’uso dei bastoncini, dal riposo all’alimentazione, dal controllo del meteo al comportamento durante un nubifragio, dal rispetto del paesaggio alla scelta della attrezzatura… un libro che attraverso il racconto di viaggi e vette conquistate ci spiega cosa insegna la montagna e quali emozioni regala il trekking.
Valeria Beretta ci ha raccontato l’esperienza de iCaminantes , tre amici che si sono incontrati sul cammino di Santiago e ne hanno amato ogni singolo chilometro. Al ritorno hanno fondato un’associazione che ha la mission di promuovere il piacere di camminare come esperienza adatta a tutte le persone più o meno allenate. Tra le iniziative promosse la camminata non competitiva da Milano a Pavia.

Libri consigliati
“Ombre sulla neve. Milano-Cortina 2026. Il “libro bianco” delle Olimpiadi invernali” di Luigi Casanova, ediz. Altraeconomia
“Galateo del camminare. Il trekking come stile di vita” di Marika Ciaccia, ediz. Terra santa

Le geografie romane di Pasolini

Onderoad oggi è a Roma per raccontare alcuni dei luoghi che visiteremo durante il viaggio con gli ascoltatori di Radio Popolare, dal 4 al 7 maggio, attraverso le geografie romane di Pier Paolo Pasolini. Dove ha ambientato i suoi libri e le prime sue pellicole, dove andava a pranzare, dove giocava a calcio, dove è stato assassinato. La nostra Lonely Planet è “La Roma di Pasolini. Dizionario urbano” di Dario Pontuale,  ediz. IBS, 2017. Pasolini e Roma si incontrano il 28 gennaio 1950 sui binari della stazione Termini. Da allora inizia con la città un rapporto lungo e tormentato, destinato a lasciare tracce profonde in tutta la produzione artistica del poeta. Per la prima volta, raccolti in volume e ordinati per lemmi, nel libro di dario si trovano i film, le raccolte poetiche e i romanzi, così come i bar e i ristoranti frequentati con gli amici di sempre, i quartieri prediletti e le immancabili borgate dove si muovono i “ragazzi di vita” descritti nelle sue opere. Dalla “A” di Accattone, girato nel quartiere Pigneto, alla “V” di Valle Giulia, teatro degli scontri fra studenti e polizia, il lavoro di Dario è una guida ragionata sulle tracce di Pier Paolo Pasolini, figlio elettivo di questa “stupenda e misera città”. La nostra prima tappa è nel quartiere Monteverde, per incontrare Er Pecetto. All’anagrafe Silvio Parrello, Er Pecetto, è il figlio dello storico calzolaio del quartiere, da cui il suo soprannome. Pasolini visse in questo quartiere e portava a riparare le sue scarpe da calcio al padre di Er Pecetto, che invece è uno dei ragazzi di vita raccontati da Pasolini, in un suo romanzo del 1955. La seconda è il luogo dove Pasolini fu assassinato: una radura di periferia all’Idroscalo di Ostia. A poche decine di metri, dove il  Tevere termina la sua corsa, oggi sorge un villaggio totalmente privo di servizi, abitato da centinaia di famiglie. Un luogo simile alle periferie romane del dopoguerra frequentate da Pasolini e se lui fosse vivo, dichiara Franca Vannini, una abitante del quartiere, “lui oggi sarebbe qui”.  E poi il Mandrione, il Pigneto, il Parco degli Acquedotti, Ostiense e Testaccio, la tomba di Gramsci, il ristorante dell’ultima cena…. Tappa finale presso “La Villetta Social Lab” alla Garbatella dove Simona Zecchi, autrice del libro”Pasolini, massacro di un poeta” (ediz. Ponte alle Grazie), ci ragguaglierà  sugli ultimi sviluppi delle indagini sull’assassinio di Pasolini.

 Per un approfondimento sulle geografie di Pier Paolo Pasolini si rimanda al podcast    https://www.radiopopolare.it/trasmissione/le-geografie-di-pasolini/

 

Vienna reloaded

150 anni fa, a Vienna, si tenne l’Esposizione Universale. Fu il motore per lo sviluppo di Vienna come città cosmopolita, anche se all’epoca creò un enorme buco nelle finanze dello Stato. Nonostante il flop finanziario, l’Esposizione Universale diede i suoi frutti. Fu una vetrina per le prestazioni a livello tecnico e artistico. Espositori da tutto il mondo mostrarono le ultime novità. Vienna cambiò radicalmente diventando una città cosmopolita, dandosi una nuova identità a livello urbano e spirituale e diventando un punto focale della modernità economica, culturale, politica, sociale e tecnica. 150 anni dopo Vienna sta ancora beneficiando dei profondi cambiamenti avviati allora. L’acqua fresca di sorgente arriva ancora in città attraverso la conduttura di Hochquellen. La rete ferroviaria di un tempo è stata ulteriormente ampliata. Oggi la città è il più importante snodo ferroviario notturno dell’Unione Europea, il punto di partenza e di arrivo perfetto per viaggiare in modo sostenibile su rotaia. La pianificazione urbanistica di allora facilita lo sviluppo di nuove aree urbane anche oggi che sta (ri)vivendo un importante periodo di crescita (raggiungerà i due milioni di abitanti entro il 2028). Sono in costruzione nuove aree urbane, vere e proprie città nella città. E’ il caso del Quartiere Due e di Seestadt Aspern, un quartiere periferico (distante 25 minuti in metropolitana dal famoso Ring della capitale viennese e 30 da Bratislava). E’ una pagina di architettura illuminata: un quartiere affacciato su un lago d’acqua trasparente in cui d’estate si fa il bagno, si va a vela e in cui si specchiano gli 84 metri della nuova torre HoHo (da Holz-Hochhaus, grattacielo di legno), uno degli edifici in legno più alti del mondo. Un luogo, come ci racconta la giornalista Carmen Rolle, dove si vedono più mamme con passeggini che automobili. A vie, piazze e parchi principali sono stati assegnati nomi di donne, poiché nella “vecchia” Vienna, quella a destra del Danubio, le vie intitolate a figure femminili scarseggiano. A Seestadt ci sono parchi intitolati a Hannah Arendt, Yella Hertzka e Madame d’Ora…  Nella stessa direzione va anche la scelta fatta dal Sisi Museum , un museo, situato all’interno degli appartamenti imperiali del Palazzo Hofburg, che offre un confronto fra mito e realtà della bellissima Imperatrice d’Austria. E’ proprio attorno a questa bellezza che si è costruito il mito di Sissi. E come capita spesso, quando si parla di bellezza femminile, la si associa con frivolezza e superficialità. “Per la giovane Sissi il concetto di bellezza non esisteva, ma appena giunta alla corte di Vienna comprese che ciò che ci si aspettava da lei era solo questo. Il suo aspetto fu strumentalizzato” ha dichiarato Michael Wohlfart, curatore del Museo. È proprio per scardinare questo stereotipo andando oltre la pura e semplice bellezza, per superare la valutazione estetica e il giudizio che essa porta con sé, che il Museo di Sissi in occasione del recente 8 marzo (e sino a fine mese) ha deciso di sostituire il dipinto più celebre che la ritrae con una poesia composta da versi che permettono ai visitatori di riflettere sulla sua personalità, sui suoi contenuti, anziché sul suo aspetto esteriore.

Vienna è l’unica città al mondo con una vera e propria produzione vinicola all’interno dei confini cittadini, per ben settecento ettari (dal 2019 la cultura dell’heuriger viennese fa parte del patrimonio culturale immateriale UNESCO). Circa l’80% della superficie coltivata a vite è dedicata al vino bianco, e una delle specialità è il Wiener Gemischter Satz. In autunno viene pigiato il vino novello, l’heuriger appunto, e poi lo si può degustare nelle tipiche “frasche”, i buschenschank e gli heuriger. Se dopo una serata in uno di questi locali vi trovate in un vicolo dedicato a un mostriciattolo, non spaventatevi: non siete ubriachi, siete davanti alla Casa del Basilisco al civico 7 di Schönlaterngasse…

Trieste, multietnica e multiculturale

“Ricco, ricchissimo, in quella Trieste «porto dell’Impero» che all’inizio dell’Ottocento vide un accumulo di ricchezze impensabile fino a pochi decenni prima e mai eguagliato in seguito, Pasquale Revoltella lasciò un patrimonio fantastico alla città… Grandi e luminose le stanze del suo palazzo neorinascimentale, pieno di storia e di tesori: gli oggetti d’arte, le medaglie, la biblioteca, reperti d’oro, argento, avorio e arte cinese, scialli e tagli di seta, ricami, merletti e i preziosi pizzi di Valenciennes, Chantilly e di Idria. Tutto donato alla città a patto che fosse destinato a esclusivo uso di un Istituto di belle arti per educare giovani artisti e artigiani…”. Marinella Salvi ci racconta la genesi e l’attuale ‘bizzarra’ gestione del Museo Revoltella , una struttura culturale priva di un direttore… Stefano Bianchi, curatore del Museo Schmidl , ci fa ascoltare il suono degli strumenti meccanici ospitati dal Civico Museo Teatrale, uno spazio che documenta la vita del teatro e della musica a Trieste dal Settecento ai nostri giorni. Manifesti, locandine, fotografie, stampe, medaglie, strumenti musicali, cimeli, fondi archivistici e manoscritti autografi costituiscono l’ossatura di un teatro delle memoria che da quasi un secolo incrementa le sue collezioni nello spirito del fondatore, il commerciante di musica e collezionista Carlo Schmidl (Trieste 7 ottobre 1859 – 7 ottobre 1943).  Elisabetta d’Erme, presidente dell’Associazione Triestina Amici della Lirica Giulio Viozzi , incontrata nell’Antico Caffè Torinese , evoca celebri ‘immigrati’ innamoratisi di Trieste: dall’elvetico Gino Parin a James Joyce…  Alberto Jona ci racconta di “Un bullo in maschera. L’opera nel pallone”, la prima opera lirica ambientata nel mondo del calcio di cui è regista (musica di Federico Gon, soggetto e libretto Stefano Valanzuolo).  Maurizio di Rienzo ci parla di “Shorter Kid’n’Teens”, il festival nel festival di Shorts International Film Festival , un appuntamento che dal 2000 presenta a Trieste il meglio del cinema corto. Zlatimir Selakovic, portavoce della comunità slava triestina, composta da circa 10 mila persone, ci parla di San Spiridione, della rakia e di alcune tradizioni di cui i serbo-triestini non possono fare a meno…

teatroverdi-trieste.com           turismofvg.it

Precedenti puntate di Onde Road dove abbiamo parlato di Trieste:

Trieste, tra mare e montagna:  https://onderoad.radiopopolare.it/?p=3643

Trieste, un altro mondo: https://onderoad.radiopopolare.it/?p=2798

#makeborshnotwar

Olha, Svitlana, Nadia e Tatiana sono quattro donne che hanno lasciato l’Ucraina per via della guerra e oggi, aspettando la fine delle ostilità, vivono a Milano. Come loro centinaia di migliaia di altre donne hanno lasciato il loro Paese, mentre spesso mariti e figli sono al fronte. Molte di loro sono nelle nostre città, ospiti di associazioni e privati cittadini.

A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, lunedì 20 febbraio dalle 19.30, Radio Popolare ha ospitato i propri ascoltatori nel cortile della radio, in via Ollearo 5, “armati” di una scodella e un cucchiaio. Olha, Svitlana, Nadia e Tatiana avevano preparato quattro pentoloni di borsch, un piatto originario dell’Ucraina. Patrimonio Unesco, è una zuppa a base di barbabietole diffusa in gran parte dell’Europa dell’est dalla Polonia alla Romania, Russia compresa… (Vittorio Castellani aka Chef Kumalé ci ha raccontato la storia di questo piatto). Olha, Svitlana, Nadia e Tatiana hanno scodellato agli astanti una porzione di borsh che è stato degustato comunitariamente.

Alle 21, chi si era prenotato, ha assistito allo spettacolo “Troiane”, in cui il testo classico di Euripide si intreccia con le testimonianze di un gruppo di giovani attrici e attori ucraini riparati in Italia e guidati da Matteo Spiazzi per il progetto Stage4Ucraine.

Una duplice iniziativa che ha rappresentato il nostro modo di esprimere solidarietà ai civili travolti dalla guerra in Ucraina.

Lo street artist italiano TvBoy ha installato alcune sue opere in Ucraina. «Solo visitando l’Ucraina ho capito veramente la forza e il coraggio di queste persone. In omaggio alle vittime di questa guerra ho lasciato un segno del mio passaggio per le strade di Kyiv, Buča e Irpin. Ogni giorno un nuovo murale», ha annunciato su Twitter in cui ha diffuso un video in cui si vedono i diversi murales. Un appello di pace che ha voluto lanciare al popolo ucraino, assieme alla Fondazione Cesvi che l’ha sostenuto, realizzando alcuni graffiti tra le strade di Bucha, Irpin’ e della capitale Kiev. In particolare, tra i luoghi scelti dall’artista c’è la scuola dell’infanzia Arcobaleno di Bucha, città teatro di orrori compiuti dai russi. La struttura era stata completamente distrutta ed è stata poi riaperta dopo che la fondazione Cesvi ha ristrutturato l’istituto dai danni causati dalle bombe. Sono centinaia i bambini che sono così tornati a scuola. (intervista a TvBoy a cura di Chawki Sianussi).

…nella neve

Una vacanza detox, una nuova forma di benessere nella natura maestosa del Parco Naturale Adamello Brenta . Cinque elementi, 7 percorsi, dal barefoot allo yoga: è la proposta di Dolomiti Natural Wellness. Un’idea che riporta il benessere alla sua fonte originaria – la Natura – e fa di tutto il territorio, con i suoi magici ambienti naturali, una vera e propria Natural Spa. L’idea fondamentale è che siano innanzitutto gli elementi naturali – l’acqua limpida e cristallina, il vento e l’aria fresca e pura, le essenze del bosco, il sole e la luce – i principali agenti del nostro benessere.

Dolomiti Ski Jazz : sole e jazz sulla neve per nove giorni di ritmo e divertimento nelle Valli di Fiemme e Fassa, dal 3 al 12 marzo 2023. La black music più popolare, il jazz, il funk faranno parte del paesaggio invernale delle Dolomiti, con numerosi concerti in alta quota nei luoghi di riferimento per gli sport invernali. Al Dolomiti Ski Jazz i concerti si ascoltano con gli sci ai piedi, direttamente sulle piste, nei teatri e nei locali delle Valli di Fiemme e Fassa.

Puoi realizzare il tuo sogno di adottare una mucca e addirittura mangiare i formaggi prodotti in malga con il suo latte grazie al progetto  Adotta una mucca, una simpatica iniziativa della Valsugana e del Lagorai (sud-est del Trentino) nata per far conoscere la natura incontaminata di queste montagne, per insegnare come si produce il formaggio secondo metodi antichi e per capire cosa significa vivere in una malga e portare le mucche all’alpeggio.

In Alta Badia, sulle piste dello Skitour La Crusc, ai piedi del massiccio Santa Croce, per un’intera settimana – dal 12 al 19 marzo – la cucina locale e i piatti della cucina ladina saranno i protagonisti dell’evento Roda Dles Saus. L’evento di apertura, con musica tradizionale presso i rifugi e show-cooking sulle terrazze delle baite partecipanti, si svolgerà domenica, 12 marzo. Il motto dell’iniziativa è ‘piatti preparati secondo la ricetta della nonna’. I gustosi manicaretti saranno accompagnati da una selezione dei migliori vini dell’Alto Adige.

Presentazione del prossimo numero di The Passenger dedicato ai tre cosiddetti «paesi baltici». Estonia, Lettonia e Lituania hanno da poco festeggiato tre decenni di ritrovata indipendenza, assaporandola senza mai dimenticare da chi si sono emancipati, non solo a causa delle frontiere esterne ma per un confine interno che in maniera diversa mina tutti e tre: quello tra le popolazioni autoctone e i russofoni, minoranza in larga parte emarginata e tagliata fuori dalla vita civile, e per questo imprevedibile. Con accenti diversi le tre repubbliche baltiche sono accomunate da uno sforzo per essere considerate europee, cosmopolite, occidentali, perché le si associ a tutto meno che alla Russia. Ognuna cerca di sottolineare la propria specificità attraverso politiche e pratiche culturali volte a rafforzarne l’identità peculiare…

Cachoeira e il Recôncavo Baiano

Il Brasile non è un Paese, ma un insieme di mondi raccolti disordinatamente sotto una stessa bandiera. Una millefoglie, a volte dolce, altre terribilmente amara. Proprio come sa esserlo la vita. Il Nordest è il Brasile sotto radice: una sorta di continente formato da nove stati. Se Brasilia è la capitale, São Paolo potrebbe esserlo e Rio de Janeiro sta in tutte le cartoline,  è il Nordest il cuore e l’anima del Brasile. E’ qui che nel XVII secolo nacque il Quilombo di Palmares, la più importante comunità di schiavi fuggitivi, e alla fine del XIX la comunità utopistica di Canudos. Nel XX secolo la regione diede al Brasile sia il suo musicista più popolare – Luiz Gonzaga – sia il suo più temuto bandito, Lampão. Per capirne l’essenza a Salvador de Bahia abbiamo visitato uno slum in compagnia di Joselito, che nella favela Gamboa Baixa c’è cresciuto. Un incontro fondamentale per depurarci da certi luoghi comuni… Da Salvador siamo partiti verso il Recôncavo Baiano, la regione geografica situata intorno alla Baía de Todos-os-Santos. Dopo 80 km di una autostrada sempre trafficata, ai cui bordi si ergono con nonchalance arditi grattacieli e le misere baracche di sterminate favelas, la statale 420 entra nel cuore di questa regione. L’orizzonte si apre in un paesaggio cinematografico dell’ovest americano, nuvole bianche nel blu, con l’aggiunta di palme. Uno scarabeo bianco scompare sull’asfalto, piantagioni di bambù, quindi eucalipto. E’ una terra fertile, ideale per la coltivazione della canna da zucchero e del tabacco. Ma anche l’area dove la Petrobas, azienda petrolifera statale, cerca di fare bingo con il gas. Superato Santo Amaro da Purificação, il borgo natale di Caetano Veloso, la strada fiancheggia colline lisce, vecchi campi sullo sfondo e nuovi oleodotti. Dopo mezz’ora un arco appare contro il cielo, annunciando “Cachoeira Heroica e Monumento Nacional”. Eroica per aver partecipato alle lotte per l’indipendenza, storica per il patrimonio. Si dice che sia stata fondata da Diego Álvares Correia, un naufrago portoghese del 16 ° secolo adottato dagli indigeni con il nome di Caramuru. Altrettanto mitico è Valmir Pereira dos Santos, noto come Valmir da Boa Morte. Milita in quattro gruppi musicali ed è lui la guida che mi fa scoprire Cachoeira. Con lui ammiro piazze, chiese, case barocche e liberty, abitazioni dalle facciate colorate… Con Valmir visito il terreiro più importante della città: quello frequentato dall’Irmandade de Nossa Senhora da Boa Morte. E’ una Confraternita nata 150 anni fa nelle case degli schiavi locali che offrirono rifugio a quelli fuggiti dalle piantagioni di canna da zucchero, ed è composta esclusivamente da donne di colore. Con la fine della schiavitù, le “sorelle” si avvicinarono alla chiesa cattolica e fondarono l’organizzazione che attualmente è ospitata all’interno di un complesso di quattro edifici di due piani ognuno risalenti al XVIII secolo. Non c’è da stupirsi: nel Recôncavo vige una cultura matriarcale. Da queste parti durante le cerimonie del Candomblè la figura apicale è sempre una donna, la Mãe-de-santo. La donna nera baiana è guerriera, militante, attivista… e come tale ha fatto la Storia. A giudicare dai soggetti di numerose sue opere, dalle donne locali rimase colpito anche un artista tedesco: Karl Heinz Hansen, che dopo aver vissuto da queste parti aggiunse al suo cognome Bahia, diventando Karl Heinz Hansen Bahia. Ha raccolto 13.000 pezzi, tra sculture in legno, oggetti di artigianato, tavole con scena di vita campestre incise a Bassorilievo, personaggi africani, santi e divinità del candomblè che oggi sono archiviati nel la sua casa-officina, la Fazenda Santa Barbara. Le passeggiate con Valmir terminano sempre davanti al Paraguaçu. Da queste parti i fiumi sono molto più di un corso d’acqua. Non a caso la guida che ci accompagnato sulle navigazione del fiume São Francisco, il quarto sistema fluviale per dimensioni in Sud America e il fiume più lungo che corre interamente in Brasile, ci ha ricordato che “è estremamente importante per tutti noi che viviamo qui. E’ come il sangue che ci scorre nelle vene. Questa è una comunità di pescatori e lo era anche in passato. Noi che viviamo qui, i ribeirinhos, facciamo attenzione e abbiamo cura di questa natura come una madre ha cura di suo figlio…”. 

Il viaggio e i contatti che hanno permesso la realizzazione di questa trasmissione sono tutto merito di Miriam Silva ( che sta già lavorando per organizzare un nuovo viaggio nel nord-est brasiliano per gli ascoltatori di radio popolare).

Tre hotel a stelle e strisce

Ci sono luoghi che per qualche misteriosa ragione sembrano poter riassumere in sé l’essenza di una cultura, di una storia, di un mondo talvolta. Il Chelsea Hotel è uno di questi. Un grande palazzo di dodici piani in mattoni rossi, con balconi in ferro battuto e finestre a bovindo, situato al 222 della 23esima Ovest, nella zona di Chelsea, a Manhattan. Questo edificio, appariscente e anonimo al tempo stesso, è il luogo da cui sono partite le fiammate più violentemente creative della musica, della letteratura, dell’arte americana dell’intero Novecento, da Edgar Lee Masters ai Rolling Stones. E anche il luogo dove il sogno visionario più facilmente si è venato di eccessi autodistruttivi. Pionieristico esperimento di vita comunitaria ispirata alle idee del socialismo utopista di Fourier, il Chelsea diviene fin dai primi decenni del secolo scorso un crocevia di artisti di ogni genere e provenienza. Fra i suoi corridoi nascono, lavorano, amano e si consumano generazioni intere di personalità creative, tanto che qualsiasi lista di celebrità sarebbe riduttiva. Antonin Dvorak, Mark Twain, Thomas Wolfe, Virgil Thomson, Gore Vidal, William Burroughs, Allen Ginsberg, Tennessee Williams, Bob Dylan, Janis Joplin, Jackson Pollock, Jimi Hendrix, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Patti Smith, Robert Mapplethorpe… Il corrispettivo della costa ovest è lo Chateau Marmont di Los Angeles. Appartato rispetto al traffico di Sunset Strip, celebrato per la miscela di «decadenza, moda, musica, sesso, segretezza e libertà» lo Chateau Marmont domina come una «rocca di Gibilterra» l’agglomerato urbano di L.A. i cui confini ormai si indovinano solo dal satellite. I nomi delle celebrità che lo hanno frequentato o abitato sono tutti quelli che hanno segnato la storia dello spettacolo e della cultura pop dagli anni Trenta a oggi: Greta Garbo, Howard Hughes, Bette Davis, Marilyn Monroe, James Dean, Anthony Perkins, Jim Morrison, John Belushi (che in un bungalow di questo albergo morirà di overdose, dopo un festino durato tre giorni), Johnny Depp, Lindsay Lohan e moltissimi altri. Figure centrali della storia della musica jazz, rock e pop hanno vissuto e lavorato nelle sue stanze, da Duke Ellington a Miles Davis, dai Velvet Underground a Bono, da Beyoncè a Jay-Z, così come i grandi artisti grafici, i fotografi, gli stilisti e i pubblicitari della West Coast.  L’intero, secolare panorama umano americano di sognatori, affaristi e lottatori concentrato in poche centinaia di metri quadrati”. Il terzo albergo non è in una metropoli, ci si arriva in macchina scendendo da Memphis lambendo il Mississippi. E’ il Riverside Hotel di Clarksdale, nelle adiacenze delle rive fangose del Mississippi, dove il sogno americano -a differenza che a New York e a L.A.- è lungi dal diventare anche afroamericano, che si è sviluppato il blues. Dal 1944 il Riverside Hotel ha fornito alloggio a musicisti itineranti. Per alcuni di loro, tra cui Sonny Boy Williamson II, Ike Turner e Robert Nighthawk, era una sorta di casa. Prima di allora, l’edificio serviva gli afroamericani del Delta come ospedale, era la dede del G.T. Thomas Hospital. La cantante blues Bessie Smith, “l’imperatrice del blues”, morì qui nel 1937 per le ferite riportate in un incidente d’auto sulla Highway 61 appena fuori Clarksdale, dove si stava recando per uno spettacolo. Le camere portano il nome degli artisti che vi hanno soggiornato e i clienti possono scegliere la camera in base al nome del loro artista preferito. Tutte tranne una, quella di Bessie Smith che è diventata una sorta di santuario. Sul letto c’è un suo ritratto e se chiudete gli occhi potreste sentire la sua voce…

.- “Chelsea Hotel. Viaggio nel palazzo dei sogni” della giornalista e scrittrice americana Sherill Tippins (Edt, pp. 511, euro 23)

.- “Il castello di Sunset Boulevard. Storia, avventure e segreti dell’albergo più celebre di Hollywood” del critico cinematografico e scrittore Shawn Levy (Edt, pp. 402, euro 24)