Il libro“Il pranzo della domenica – Viaggio sentimentale nella cucina delle nonne” (Sellerio Editore) è un’immersione nei sapori, nei profumi e nelle storie che si celano dietro ogni piatto della tradizione. DonPasta , ovvero Daniele De Michele, cuoco e narratore appassionato, ci guida alla scoperta di un mondo fatto di gesti antichi, di ricette tramandate da generazioni, di legami familiari e di radici profonde. Un giro d’Italia, dalle colline dell’Irpinia alle campagne mantovane, dalle montagne siciliane ai caruggi di Genova. DonPasta non si limita a raccogliere ricette, ma scava nel passato condiviso, cogliendo l’essenza antropologica di ogni pietanza, il suo legame con la terra, la storia e l’identità di un popolo. Un omaggio alla cucina italiana come patrimonio culturale e affettivo, un inno alla condivisione e alla convivialità, alle tradizioni che ci legano al passato e ci proiettano nel futuro. Un libro che ci ricorda che il cibo è molto più di un semplice nutrimento: è memoria, è identità, è amore. Ed essendo DonPasta un gourmet -deejay per ogni tappa c’è un brano musicale perché condire un piatto con una bella canzone dà più gusto. Come quando si usa il sale, il pepe o le spezie.
Il musicista, scrittore, giornalista, ciclo-inviato e cicloturista Guido Foddis ci racconta di quando in occasione del Giro d’Italia , inviato della fantomatica rivista culinaria “Mangia Piano”, tentò di trovare ogni sera una famiglia che lo invitasse a cena nella località della tappa di quel giorno. Questa avventura, raccolta nelle pagine di “Un giro a sbafo” (Ediciclo Editore) Guido ce la racconta dalla Tanzania, dove in questi giorni sta seguendo un progetto di IBO Italia , una organizzazione non governativa di cooperazione internazionale.
Il ‘contadino biologico’ Riccardo Finotti ci parla di alcuni piatti dimenticati della Valtellina, come la dumega e la cadolca. Il primo veniva cucinato quando si ammazzava il ciun, il maiale. Tutte le parti che non venivano utilizzate per la preparazione dei salumi erano messe a cuocere in un paiolo con l’aggiunta di orzo e verdure (in realtà la dumega è un cereale locale un po’ diverso dall’orzo, con i chicci un po’ più allungati). Il secondo piatto, la cadolca, risale a quando i vecchi contadini si riunivano, la sera, nel tepore della stalla, a pregare, a raccontare nuove e vecchie storie mentre le donne lavoravano la lana, confezionavano calze o ricamavano. Tra un pater e l’altro passavano, in una ciotola scavata nel legno, del vino allungato con il latte appena munto. Se volete provarci anche voi ricordatevi di mescolare lo zucchero con il vino, aggiungervi il latte prestando attenzione che questo non diventi acido e servire in una coppa di legno…