La Valle dei Mòcheni

La Valle dei Mòcheni, una valle che lo scrittore austriaco Robert Musil definì “incantata”, è una ènclave germanofona a 20 km da Trento. Un’isola (o un oasi?) miracolosamente conservatasi che, oltre ad una natura quasi intatta, mantiene una forte identità grazie alla sua etnìa particolare, i mòcheni (una delle tre minoranze linguistiche sopravvissute nel Trentino, oltre ai cimbri a Luserna, Lavarone e Folgaria e ai ladini della Valle di Fassa), che ancor oggi parlano una lingua quasi incomprensibile al di fuori della piccola valle. Può essere definita un tedesco antico integrato con parole provenienti dal dialetto trentino, sviluppata in seguito all’immigrazione di contadini tedeschi stabilitisi nella valle intorno al 1200-1300. Una lingua tramandatasi per secoli solo oralmente, di generazione in generazione. Una lingua che sopravvive, unitamente ad altri elementi identitari, anche grazie al lavoro dell’Istituto Culturale Mòcheno – Bernstoler Kulturinstitut di Palau del Fersina. Gaetano, custode della forestale, ci guida alla scoperta della ricca vegetazione della valle. Ad illustrare un aspetto della gastronomia mòchena, da sempre imperniata attorno alla cultura del maso e del maiale, ci pensa la signora Agnese, della Miniera dei Sapori di Sant’Orsola, che ci racconta di come ha inventato degli incredibili salamini ai mirtilli. A proposito di bizzarrie chiudiamo facendoci illustrare dal suo ‘papà’ il Museo del Paracarro di Canezza di Pergine, un originale tributo ai grandi ciclisti e ai cultori del pedale.

Link utili:

Bersntoler Kulturinstitut Istituto Culturale Mocheno – Consorzio delle Pro Loco Valle dei Mòcheniwww.visittrentino.it

Ultime da Marsiglia

Siamo andati a verificare i danni causati dall’incendio scoppiato lo scorso febbraio all’interno della Cité Radieuse, l’Unità d’abitazione, progettata e realizzata da Le Corbusier tra il 1947 e il 1952. L’incendio si è propagato da uno degli appartamenti del primo piano ed è stato spento dai pompieri solo dodici ore dopo. La Cité Radieuse assomiglia a un gigantesco piroscafo ancorato a un parco: è lunga 165 metri, larga 24 e alta 56; ospita 334 appartamenti (in cui vivono circa 1600 persone). Al corpo centrale si aggiungono i numerosi prolungamenti: una via interna con dei negozi e un hotel. L’ultimo livello è occupato da una scuola materna e una palestra. A Marsiglia rivoluzioni edilizie sono ancora in corso con i lavori di Euromediterranèe, un ambizioso progetto di riqualificazione delle aree portuali dismesse, operazione che serve come volano per la conversione della base economica urbana. Tra i lavori in corso anche quelli de La Villa, un edificio polivalente di 7000 metri quadrati, destinato ad ospitare attività di ricerca e spazi di documentazione sul Mediterraneo. Il progetto è curato da Stefano Boeri, assessore alla cultura del comune di Milano, che ci racconta lo stato dei lavori e cerca di fare un paragone con le grandi opere milanesi. Lavori in corso anche al Vèlodrome, la casa dell’OM, molto più che una squadra di calcio. Sugli spalti di questo stadio rimbalzano i suoni delle mille musiche che percorrono la città. Nadia Ammour, musicista cabila, ce ne presenta una. Mentre il regista Robert Guèdiguian, autore del bellissimo film ‘Le nevi del Kilimangiaro’, ambientato a Marsiglia, ci spiega i colori e le luci della sua città. Colori e luci, quelli di Marsiglia e del Midì francese, che hanno ammaliato decine di pittori. Per ripercorrerne le orme il Comitato Regionale del Turismo Provenza Alpi Costa Azzurra offre la possibilità di vedere la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra attraverso gli occhi dei grandi pittori. La possibilità di camminare nei posti di Cezanne, Matisse, Van Gogh, Monet o Braque e scoprire sotto un altro angolo i luoghi mitici della pittura del XIX e XX secolo. Il tutto grazie alla Gallery PACA, un’applicazione gratuita per i vostri telefoni cellulari di nuova generazione.

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Info MarsigliaMarsiglia capitale europea cultura 2013Gallery PACA

L’architetto anglo-irachena Zaha Hadid ha firmato la torre CMA CGM vicino al porto di Marsiglia. In questo video descrive una giornata marsigliese vista dall’edificio.

Mala Milano

Un viaggio nelle geografie della Milano criminale degli anni ’70. La Milano di Vallanzasca, di Turatello e di Luciano Lutring. Dalla Comasina al Giambellino, dal bar Basso a quello del Cerruti Gino, dalle bische clandestine a quelle in pieno centro città, frequentate anche da Gianni Agnelli. A guidarci in questa Milano che ormai non esiste più Antonella D’Agostino, moglie di Renato Vallanzasca e amica d’infanzia di Francis Turatello. Gli scrittori e giornalisti Piero Colaprico, Fabio Poletti e Andrea Villani. Colonna sonora la Milano cantata con il suo dialetto. Oltre a un valzer scritto da Luciano Lutring, il solista del mitra…

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Valdazze

Un viaggio alla ricerca di un luogo della mente che ha saputo darsi una estrinsecazione oltre la metafisica: Valdazze,  il villaggio del cantante. Topograficamente è sul border tosco-romagnolo: 6 km da Pieve S. Stefano e 12 km da da S. Sepolcro, lungo la E45, quella bizzarra arteria a doppia corsia che collega Cesena e Roma (e non è una autostrada). Finalmente svelato l’humus economico-culturale che ha portato il fu cavalier Silvio Giorgetti (il Romolo, ma anche il Remo di Valdazze) ad ideare il progetto del villaggio del cantante, i suoi rapporti con Amintore Fanfani e con il cardinal Tonini.  Interviste esclusive a tutti gli abitanti del ridente borgo tosco-romagnolo (per amor di statistica, e per evidenziare che non vogliamo bullarci, ricordo che sono solo tre). L’intervento di Enrico Maria Papes, storica voce (bassa) dei Giganti. L’inno al mare e l’emozione allo stato puro registrata in viale John Lennon. E ovviamente le imprescindibili canzoni dei Saluti da Saturno, ideatori e organizzatori di questa gita. Una band che a Valdazze ha voluto dedicare un intero album.

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Bilbao

Si scrive Bilbao, si pronuncia Guggenheim. Curve sinuose, un incredibile rivestimento di titanio, la mancanza di angoli retti nelle galleria. Il capolavoro di Frank O’ Gehry nel primo anno di vita il Guggenheim ha attirato circa 100 mila visitatori al mese. In seguito, invece di calare bruscamente come accade a un blockbuster natalizio, il tasso delle presenze si è assestato a «una velocità di crociera di quasi un milione di visitatori l’anno». L’impatto del flusso di turisti su questa città di 354.000 abitanti è stato spettacolare. Gli albergucci senza fascino né pretese e le pensioncine ammuffite sono state sostituite da alberghi di tendenza. Gli arrugginiti cantieri navali accanto al Guggenheim sono stati rasi al suolo, e al loro posto si è fatto spazio per una curatissima cintura verde di giardinetti, piste ciclabili e caffè affacciati sulla sponda del fiume. Un tram giallo-verde passa adesso lungo il Nervión. Il gotha dell’architettura internazionale ha lasciato il proprio nome impresso nella skyline in costante evoluzione di Bilbao: Álvaro Siza (gli edifici dell’università), Cesar Pelli (un grattacielo di uffici di 40 piani), Santiago Calatrava (il terminal dell’aeroporto), Zaha Hadid (il piano generale), Robert A. M. Stern (un centro commerciale) e Rafael Moneo (una biblioteca). Philippe Starck, invece, ha curato la conversione dell’antico magazzino di vini e oli (l’Alhòndiga), in un moderno centro culturale. Per l’atrio il designer francese ha voluto che le colonne rappresentassero le icone delle culture di tutto il mondo in tutte le epoche. 43 pezzi unici: tutte diverse per stile, forma e materiale. Per disegnarle e cercare gli artigiani capaci di modellarle Starck ha chiamato lo scenografo italiano Lorenzo Baraldi , che ha raccontato questa esperienza nel documentario “43 colonne in scena a Bilbao”. Bilbao è anche l’ Athletic Bilbao, la squadra dove possono giocare solo calciatori baschi. Sulla costa adiacente alla città si infrange l’onda di sinistra, un’onda amata dai surfisti di tutto il mondo. Ma Bilbao è anche una meta per gli amanti della buona cucina: txakoli (vino bianco), pintxos (stuzzichini) e le creazioni di Eneko, giovane e creativo chef basco che curiosamente, a differenza di quanti hanno fatto entrare la chimica in cucina, usa la fisica…

 Link Utili:

– Info sulla città: www.tourspain.es / www.spain.info
Info sul Guggenheim
– “43 colonne in scena a Bilbao”, documentario sulle colonne dell’Alhòndiga
Il ristorante di Eneko Atxa

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Danimarca

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In giro per Kodbyen, la vecchia ‘cittadella della carne’, oggi uno dei luoghi più intriganti di Copenhagen, che ospita bar, locali e gallerie come la V1 gallery dove espongono artisti come Banksy e Shepard Fairey. Dove dormire low cost nella capitale danese? Vi parliamo di un 4 stelle con prezzi da 2 (il Wakeup Copenhagen) e un ostello a cinque stelle nel cuore della città (il Danhostel Copenhagen City). Niccolò Vecchia intervista Rene Redzepi, il mitico chef del Noma, il più famoso ristorante stellato danese che ha appena dato alle stampe una guida tascabile di Copenhagen curata dai suoi chef, camerieri, cameriere e sommelier. Sandra Davolio, artigiana italiana da anni residente in Danimarca, ci parla di design. Mentre Isotta Scenna ci porta a spasso per lo Jutland, tra spiagge ventose, case coi tetti di paglia e negozi di ambra.

Link Utili:

www.v1gallery.comwww.danhostel.dkwww.wakeupcopenhagen.comwww.noma.dkwww.visitdenmark.com

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Queyras

Il Queyras, una regione francese situata nel dipartimento delle Alte Alpi, è una meta perfetta per chi d’estate (ma anche adesso, in pieno inverno) vuole fare un’immersione nella natura. La regione ospita un parco naturalistico regionale di 650 km quadrati. Siamo a poco più di 140 km da Torino. Dall’ex capitale sabauda si prosegue sino a Salice D’Aux, due ore d’autobus e si è nel Queyras. Montagne e valli di straordinaria bellezza popolate da camosci (ne sono stati censiti 2500), stambecchi, aquile reali, marmotte, lupi, gufi reali, fagiani di monte, boschi lussureggianti e una miriade di laghetti e cascate. Castelli e pittoreschi villaggi montani. Ogni intervento dell’uomo, dagli insediamenti abitativi agli alberghi, dalle strutture per cimentarsi negli sport più svariati alle piste e gli impianti sciistici (105 km di piste per lo sci alpino e 150 per quello nordico, con tariffe più economiche rispetto all’Italia), sono realizzati cercando di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Zone ed impianti sicuramente meno affollati rispetto alla media. La scelta politica di non potenziare gli impianti di risalita impedisce lo sbarco di folle starnazzanti e consente la riscoperta del fascino dei vecchi skilift. Anche se non si pratica il telemark qui si scia vintage. E si scia ‘a prezzi politici’: un giornaliero costa 21 euro e mezzo. 30 euro l’abbonamento per il weekend. Prezzi da fantascienza.Gratuito invece l’ingresso al piccolo museo di Ristolas, l’ultimo comune del Queyras, sui contrafforti del Monviso. E’ in una casetta lungo la pista di fondo, abitata da Monsieur Stephan. Tre camerette che affitta ai turisti, una dove vive lui e un salone, utilizzato per il museo. Dalle finestre si vedono il Col de La Croix e il Col de Pelvas. E si possono osservare gli uccelli che vivono nella vallata. Alle pareti quadretti con le impronte degli animali, alcune sue creazioni artistiche, disegni di indigeni con abiti tradizionali, una bandiera occitana, una cartina dell’Occitania. E alcune pubblicazioni su usi, costumi e storia locale. Attira la ns attenzione un volumetto dedicato agli escartons, abitanti di una Repubblica nota per aver messo al bando nel 1343 il regime feudale ed esteso il diritto di voto anche alle donne. Chiediamo a Stephan di raccontarci chi erano gli Escarton e lui ci risponde mescolando francese, occitano e qualche parola di italiano.

Link Utili:

Sito del QueyrasSito del museo di RistolasAssociazione Culturale Escarton

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Vivere con la montagna

“Vado alla ricerca di oasi, dove il pensiero e i sogni camminano parallelamente. Mi capita spesso di voler bloccare un sogno, di fermare il tempo. La corda di canapa sale lentamente. Alla sua estremità è legato un vecchio montanaro. Egli conosce la vita, conosce il mondo, conosce me”. Così scrive Fausto De Stefani, alpinista, naturalista, fotografo ed esploratore, sull’home page del suo sito. Dopo Reinhold Messner è stato il secondo alpinista italiano, ed il sesto al mondo, ad aver scalato tutte le quattordici vette superiori agli 8000 metri. Lo abbiamo incontrato non per parlare di super uomini, ma per discutere di montagna, di persone che la amano e la vivono. Gli stessi argomenti di cui abbiamo parlato con Luigi Maieron, musicista carnico che è venuto a trovarci per farci ascoltare le canzoni di “Bacco, tabacco e Venere”, la sua ultima fatica discografica.

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Link utili: Fausto De StefaniLuigi Maieron

Alpe di Siusi

“Le Alpi, anche dove il cemento non è arrivato, sono il prodotto dell’incontro tra uomo e natura (tra cultura e natura, direbbero gli antropologi): Questo incontro secolare ha prodotto ciò che si intende per “paesaggio culturale”. L’Alpe di Siusi ne è un perfetto esempio”. Ne parliamo con Marco Albino Ferrari, autore del virgolettato di cui sopra, che ci racconta come le mucche siano tra le protagoniste dell’origine delle Alpi. Parliamo poi delle streghe dell’Altopiano dello Sciliar. Da queste parti le ‘streghe’ sono state protagoniste di drammatiche pagine di storia (tra il 1506 e il 1510 una corte, presieduta da Leonhard von Völs, processò e condannò al rogo o allo squartamento nove donne accusate di stregoneria) e vivono ancora oggi nelle leggende popolari. Qualche loro pozione forse è finita nelle mani di Franz Mulser, uno chef che nella malga Gostner, cucina le erbe e i fiori dell’altopiano. Per chi invece cerca una cucina più tradizionale, un albergo ad impatto zero, dotato di una piscina open air circondata dalla neve e una spa biologica il nome giusto è l’hotel Tirler. Per tutti invece sono i concerti di Snow on Swing, un festival musicale con un cartellone che non punta al nome di grido, ma alla qualità delle proposte artistiche.

Link utili:

www.alpedisiusi.infoHotel Tirler

Malga Gostner: tel. 347.8368154. Raggiungibile sul sentiero n° 3 da Compaccio in ca. 30 minuti a piedi o in 60 minuti da Compaccio da Giogo in direzione Saltria.

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La Fòcara di Novoli

Il rito della Fòcara è un appuntamento tipico delle tradizioni locali dell’inverno salentino, intriso di folklore e religiosità popolare. La fòcara più famosa è quella di Novoli, a una decine di km da Lecce: uno zigurrat composto da fascine di viti di Negroamaro, di 20 mt di diametro e 25 di altezza, a cui viene dato fuoco la sera del 17 gennaio dopo una intera giornata passata a venerare Sant’Antonio abate. Un santo migrante e vegetariano che Laura Fenelli racconta nelle pagine di un libro consigliato anche a chi non entra in una chiesa da quando ha fatto la prima comunione (“Dall’eremo alla stalla, storia di Sant’Antonio abate e del suo culto”, Editori Laterza). Una giornata, quella del 17 gennaio scorso a Novoli, passata tra processioni e benedizioni di animali, discussioni sui cavalli di Mimmo Palladino istallati sulla fòcara, shopping tra decine di bancarelle che spacciano taralli, alici in scapece e improbabili iconografie di Sant’Antonio. E una serata che si chiude con la musica dell’Orchestra del Fuoco, una rutilante big band diretta da Roy Paci che come special guest annovera Moni Ovadia, Daniele Silvestri e DJ Shantel.

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Berna

Un fine settimana nella capitale della confederazione elvetica, preceduto da una incursione a San Gallo, per sincerarsi che non di soli pizzi vive il capoluogo dell’omonimo cantone. A giustificare una incursione nella città dove il fisico tedesco Albert Einstein nel 1905 elaborò la Teoria della Relatività (a quei tempi lavorava come impiegato all’ufficio brevetti di Berna e la sua casa, al n.49 della Kramgasse, è oggi aperta al pubblico) ci sono almeno tre motivi. Il primo è il Museo della Comunicazione: da «As Time Goes Byte: computer e cultura digitale», una sezione interattiva sui nuovi media a un intrigante approfondimento sugli ‘eccessi’ della comunicazione. Il secondo conduce alla collezione più importante del mondo di opere dell’artista Paul Klee, ospitata in un centro culturale costituito da tre blocchi a forma d’onda progettato da Renzo Piano. Il terzo è più etilico e consta di una incursione nei caffè-teatro del centro storico, in parte ricavati in cantine con le volte a botte…

 

Link utili:

Svizzera TurismoMuseo della ComunicazioneCentro Paul Klee

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Postini

Sulle strade intorno a Buonconvento

La puntata odierna di Onde Road, vigilia di Natale, ci porta in giro sulle biciclette dei postini. Postini di ieri (la mitica Cesarina , figlia di una stirpe di portalettere che per decenni ha pedalato sulle strade intorno a Buonconvento, un borgo del senese), di oggi e di domani (l’esperienza degli Urban Bike Messengers, raccontata da Roberto Peia nel libro “Tutta mia la città” – Ediciclo Editore). Una puntata concepita dopo aver rivisto su Sky, qualche notte fa, “Il Postino”  con Massimo Troisi.

Tutta mia la città
Postino

 

 

 

 

 

 

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Palestina

Il diario di viaggio della Carovana per l’Acqua in Palestina, effettuato nel settembre 2011: un’esperienza itinerante promossa dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua. La situazione verificata durante il viaggio è di una gravità talmente abnorme che per una volta si può contraddire la parola di Dio. “Alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte, come il giardino del Signore. Un paese fertile: Paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna”. Queste parole della Bibbia sono smentite da quello che abbiamo visto. A sud del lago di Tiberiade il Giordano è poco più di un rivolo, la sua valle è prosciugata, i contadini e i campi patiscono la sete. I suoi 320 km sono stati spremuti come un limone. La Valle del Giordano è situata in Territorio Palestinese Occupato. Secondo gli accordi di Oslo Israele attua un pieno controllo di quest’area. La cooperazione prevista dal trattato nei settori vitali, come quello delle risorse energetiche e idriche, non è mai stata attuata. In compenso le colonie ebraiche in territorio palestinese si sono moltiplicate a velocità cinque volte maggiore che negli anni Ottanta, sottraendo le risorse ai vecchi abitanti. 8000 coloni occupano il 50% dell’area e controllano più dell’80% delle risorse. Una disparità riscontrata non solo nella Valle del Giordano, ma in tutti i villaggi dei territori occupati. E persino a Gerusalemme. Una disparità così eclatante che lascia sgomenti.

Link utili

Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’AcquaMultimedia sul viaggio della Carovana dell’Acqua

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Val di Mello e Val Masino

Buddha sul Pizzo Badile

Nel 1977 erano passati nove anni dal ‘maggio parigino’, ma la rivoluzione studentesca sembrava avere un nuovo sussulto. Il brivido della contestazione serpeggiava per tutta la penisola, dalle Alpi al mare… Nella grande confusione, fuori dalle piazze urlanti , c’era chi, buttati alle spalle i vecchi scarponi da ghiacciaio, rinnegava la classica retorica alpinistica arrampicando con scarpe da ginnastica ‘truccate’ con strane suole di Aerlite marrone, imbattibili per salire i graniti rugosi del fondovalle. E fu soprattutto un angolo nascosto, che venne elevato a luogo-simbolo di questa rivoluzione trasportata in montagna. La valle in questione, la Val di Mello, è uno dei recessi più appartati e incantevoli di tutte le Alpi…

Alpi segrete di Marco Albino Ferrari

Val MasinoSiamo tornati in Val di Mello per incontrare Jacopo Merizzi, uno dei protagonisti di quella rivoluzione, e Simone Pedeferri, uno di quelli ne ha raccolto l’eredità. Con loro abbiamo parlato de Il risveglio di Kundalini  e dell’Oceano Irrazionale (sono i bizzarri nomi delle vie aperte sulle pareti di granito della valle), ma anche della fine che ha fatto in Buddha che Merizzi aveva portato in cima al Pizzo Badile. Ci siamo poi spostati nella valle adiacente, la Val Masino. Se quella di Mello è il regno dei sassi, questa valle è la regina delle acque. La meta sono le terme della Val Masino, una storica struttura termale che rifugge il concetto oggi di gran moda che vuole le Spa simili a dei luna park. Qui il telefono non ha campo e non c’è la televisione. Ci si va solo per rilassarsi, fare un bagno e una sauna, e poi leggere un libro. Noi consigliamo “La musica della neve” di Davide Sapienza: piccole variazioni sulla materia bianca.

Simone Pedeferri

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Link utili:

www.valdimello.itwww.termemasino.com

Romania, periferia d’Europa

Tintareni è minuscolo centro nelle campagne del Sud-Ovest della Romania, a più di tre ore di macchina da Bucarest. 6mila anime, tra cui 600 rom (il 10% del totale, dato simile alla percentuale nazionale), che abitano tutti nella stessa via alla fine del paese, la lunga e dritta Judetul Gorj. Separati dai romeni, ma in un vero e proprio quartiere, fatto di case a schiera, con terreno sul retro. Dei fatiscenti campi rom italici, nemmeno l’ombra. Neanche nella vicina Craiova, o a Bucarest.

Scuola Tintareni

I rom di Tintareni, l’italiano lo parlano bene: quasi tutti hanno passato un periodo nel Belpaese.Molto spesso qui ci vivono bambini e anziani, gli adulti sono in Italia. O più spesso ancora fanno avanti e indietro. Eravamo già stati qui quattro anni fa, con una folta delegazione di Rom, dopo un incredibile viaggio su un pullman guidato da don Massimo Mapelli della Casa della Carità di Milano. La situazione sembra cambiata in meglio. Per esempio la strada che prima, dopo un po’ di pioggia diventava un fiume di fango, oggi è asfaltata.

Maria Vasiliescu Sindaco di Tintareni

Gran parte del merito va alla sindaca locale, lady Maria Vasilescu. Lei, ex insegnante, conosce tutti in paese. Romeni e rom, anche quelli partiti per l’Italia, che sono più o meno la metà degli abitanti del villaggio. “Io reputo i rom persone come me” ci spiega “e per farlo capire alla mia gente, la prima strada che ho fatto asfaltare è stata Judetul Gorj, la loro via”. E’ lei a sovraintendere la sobria ma intensa cerimonia di inaugurazione di una scuola in fondo al quartiere dei Rom. Una scuola costruita grazie a donazioni raccolte il giorno che a Milano venne consegnata la laurea honoris causa a don Virginio Colmegna, della Casa della Carità. Ed è sempre la sindaca ad accompagnarci in un paese poco lontano dove si inaugura l’apertura di una fabbrica, l’unica della zona. L’imprenditore è italiano, collega di molti imprenditori che da anni sono sbarcati in Romania…

Alunni scuola di Tintareni

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www.casadellacarita.org