Kanita Focak, architetto, interprete giudiziario per la lingua italiana e per la lingua bosniaco-croata-serba, sarajevese. Di origine dalmate, con nonni veneziani, sposata in prime nozze con un serbo ortodosso, in seconde nozze con un mussulmano, madre di due figli, vittima diretta dell’assedio di Sarajevo che l’ha lasciata vedova. Sarà lei a raccontarci la sua città, una città la cui pluralità culturale si è dimostrata un ottimo materiale incendiario. Di quando ci è arrivata da bambina. Di come se ne è innamorata. Della guerra e dell’assedio. Ma anche della voglia di cultura che c’era durante i 1395 giorni d’assedio. Delle rappresentazioni teatrali al Kamerni Teatar 55, un teatro che non ha mai chiuso i battenti durante l’assedio e che anche oggi ha la sua sede al terzo piano di un condominio. Kanita ci racconta dei politici di oggi e delle speranze per il domani. Infine ci regala una colonna sonora per la Saraievo della sua infanzia, di quella della guerra e di quella odierna.