Un viaggio in Transiberiana, la linea ferroviaria più lunga al mondo, che da Mosca arriva al Giappone. E’ questa l’esperienza che ci racconta Luciana Castellina: un viaggio sino in Siberia, in una terra che per noi si identifica con il gulag, ma per i russi è un Far West dello spirito. Geografie poco battute dal turismo e dai reportage, ci raccontano un paese di cui i media si sono dimenticati. Nižnij Novgorod (nota ai più come Gor’kij): la patria dell’omonimo venerato scrittore amico di Lenin e sede del confino del più celebre e ultimo dissidente sovietico, Sacharov. Kazan, la capitale non di una semplice regione, ma di una repubblica autonoma federata alla Russia: il Tatarstan. Tomsk, la capitale di una regione grande quattro volte la Germania, ma abitata solo da un milione di persone. Una città dove un abitante su quattro è studente universitario e 160 su 10.000 sono ricercatori. Una città che ha sei università più una serie imprecisata di istituti d’eccellenza. Ulan- Udè, capitale della Repubblica Autonoma Buriata, un posto dove Buddha e lo sciamanesimo hanno dovuto misurarsi ieri con il socialismo e oggi con il capitalismo. La prima riga di “Siberiana” (Nottetempo Edizioni), il libro dove la Castellina racconta questa esperienza, recita: “Poiché l’Urss era tanto russa, la Russia assomiglia ancora tanto all’Urss…”. E allora come corollario del viaggio di Luciana Castellina abbiamo incontrato anche Giampiero Piretto, autore de “La vita privata degli oggetti sovietici” (Sironi editore). E’ una sorta di ‘enciclopedia’ che prende in esame una serie di “cose”, oggi quasi del tutto defunzionalizzate della loro utilità, che hanno trovato posto in spazi culturali istituzionali, a salvaguardia della memoria di quanto hanno rappresentato per il cittadino sovietico durante i diversi periodi dell’esperimento socialista. Unendo l’esperienza personale a citazioni letterarie, artistiche e cinematografiche, Piretto ha costruito 25 percorsi che non solo raccontano il passato ma anche il presente di 25 oggetti (materiali e immateriali) made in CCCP, nell’uso e nell’immaginario collettivo. Ai nostri microfoni ci parla del Krasnaja Moskva, la risposta proletaria allo Chanel N.5: la colonna olfattiva dell’era sovietiva… E per contrappasso all’etereità di un profumo ci racconta la storia del bicchierie a faccette: solido resistente, proletario in tutto e per tutto…
Luciana Castellina: “Siberiana” (Nottetempo edizioni)
Gian Piero Piretto: “La vita privata degli oggetti sovietici” (Sironi editore)
Colonna Sonora: “Made in the USSR” by Oleg Gazmanov, la risposta ‘sovietica’ a “Born in the USA”
“Guitar” eseguita da Peter Nalitchi, canzone cult della nuova Russia
“Ci era andata bene. Più tardi un altro colpo di fortuna: sotto l’arco d’ingresso dell’ex Casa del governo nel cupo e freddo tunnel scoprimmo una fila di macchine automatiche per la distribuzione di acqua minerale. Il miracolo, naturalmente non consisteva in questo, non è difficile ai nostri giorni trovare una macchinetta automatica. Il nostro miracolo, il nostro colpo di fortuna consisteva in un altro fatto: nelle fauci rugginose di una macchinetta troneggiava, intatto, un bicchierino. Volevamo subito accamparci qui con le nostre medicine, quando d’un tratto da un portone saltò fuori un poliziotto, che cominciò a correre verso di noi, lungo il tunnel, fischiano sonoramente. […] ce la filammo di gran carriera, mostrando le calcagna alla guardia. Vigliacchi dite? No, signori, non c’è niente di vergognoso in questo. Se abitate a Mosca, a Tirana o al Cairo, alzare i tacchi davanti alla polizia non è vigliaccheria, è buon senso.
…E così rubammo il bicchiere…”
da L’Ustione di Vasilij Aksjonov