Le strade del blues

Memphis, la città del cotone. Storicamente una delle più alte concentrazioni di popolazione nera degli States. E’ qui che nel 1960 vennero organizzate le prime marce per l’integrazione razziale. Ed è sempre qui che, su un balcone del Lorraine Motel, è stato assassinato Martin Luther King, icona della lotta nonviolenta per i diritti civili. Era il 4 aprile del 1968 e, visitando oggi la città, sembra che tutto si sia fermato quel giorno. A partire dal Lorraine Motel, il cui aspetto esteriore non è più stato toccato. Davanti alla camera di King è ancora posteggiata la sua macchina. L’interno invece è diventato un museo: il Civil Right Museum. Beale Street, la via dove ci si può ubriacare di musica ogni sera, dista pochi blocchi, ma sembra di essere già in periferia. Memphis, la città che è stata patria del blues, culla del rock’n’roll e tempio del soul, sta cercando, grazie a un investimento miliardario, di trasformarsi in una città-museo. E’ il caso degli studi Sun, dove Sam Phillips chiuse in una stanza il leggendario Million Dollar Quartet (Elvis Presley, Johnny Cash, Jerry Lee Lewis e Carl Perkins) per incidere l’album che generò il rock’n’roll. O degli studi della Stax, l’etichetta che grazie alle incisioni di Otis Redding, Sam & Dave e Isaac Hayes rese grande l’impero del soul. Oggi i due studi aprono le porte ai visitatori che possono accostare le labbra al microfono dove gorgheggiava Johnny Cash o ammirare una ricca documentazione sulla Blaxploitation, il cinema dei ghetti neri. L’augurio è che non si trasformino in piccole Graceland, l’incredidibile casa / mausoleo di Elvis Presley. E’ una specie di Disneyland dell’anima, un luogo dove una quantità incredibile di oggetti inutili, foto e video in cui Elvis si aggira come se fosse nascosto nel giardino. Per scacciare il fantasma di Elvis basta tornare in Beale Street, dove in fondo alla via hanno montato la piccola casetta di legno, dipinta di grigio, dove è nato W.C. Handy, il primo musicista afroamericano a trascrivere su un pentagramma un blues. Quello che è venuto dopo lo si può ascoltare tutte le sere nei cento locali del circondario. Ma anche nella città di St. Louis. Una città che inizia e finisce come quasi tutte le città americane: con una sfilza di centri commerciali e di luoghi di culto. Una sovrabbondanza spirituale chefa da contraltare a una miseria materiale. La stagnazione economica è visibile ad occhio nudo. Il sottile profilo del Gateway Arch segnala l’ingresso in St. Louis, l’ex “cancello del West”, protagonista di mille film Western. Qui è ancora viva la fama dello “Sceriffo dell’Inferno”, un pianista che all’anagrafe si chiamava William Bunch, ma era conosciuto da tutti come Pete Wheatstraw…

Link utili:

National Civil Rights Museum, 450 Mulberry St  – B.B. King’s Blues Club, 143 Beale Street

 

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Malaga

Le processioni iniziano la domenica delle palme, quando ce ne sono in programma ben otto (ma anche gli altri giorni della Settimana Santa non scherzano: 6 processioni il lunedì e il martedì, sette il mercoledì e il giovedì, e addirittura otto il venerdì santo). Ore di marcia che centinaia di ‘nazareni’ seguono indossando lunghe tuniche e il caratteristico lungo cappello a cono, il ‘capirote’. Ogni confraternita ha la sua peculiarità. Quella di ‘Huerto’ sul suo trono issa un ulivo vero, di considerevoli dimensioni. Quella ‘Gitanos’ accoglie dei rom che cantano e ballano. Al contrario la confraternita dei salesiani cammina in silenzio. La Madonna della confrternita della ‘Penas’ dagli anni Quaranta veste un abito fatto di fiori. La processione della ‘Esperanza’ invece è preceduta da un camion che tappezza il cammino di rosmarino, in modo che tronisti e i nazareni si trovino a camminare su un tappeto profumato. Peculiarità della ‘Paloma’ è che una colomba bianca si posi durante la processione sul trono della Madonna. E’ per questo che decine di colombe vengono liberate in Placia de la Constituciòn, con il risultato che anche quest’anno una si è posata là dove la folla voleva si posasse. Chi non sfila per strada assiste come spettatore. Anche il malagueño più laico non si astiene dal farlo. Le modalità sono variegate. Qualcuno si accomoda sulla costosa tribuna d’onore di Plaça della Consitution, molti si accontentano della tribuna de los pobres, la lunga scalinata appoggiata al lungofiume che costa solo la fatica di accaparrarsi un buon posto. Molti affittano una sedia nei luoghi topici delle processioni, ma ancora di più si portano da casa uno sgabellino pieghevole da spiaggia. Entrambi sono equipaggiati con sacchetti di plastica con cibi e bevande da far fuori nei lunghi momenti morti. Chi vuole mettere le gambe sotto un tavolo di un ristorante che si affaccia lungo il percorso delle processioni deve deciderlo con ampio anticipo: le prenotazioni vanno fatte con mesi di anticipo, perche in fondo le processioni sono l’ennesima scusa che gli spagnoli si sono inventati para gozar.

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spain.infovisitacostadelsol.com Settimana SantaMuseo della Settimana SantaMuseo Picasso

 

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Piazza Tahrir

Piazza Tahrir, la piazza della rivoluzione egiziana. E’ da lì che il più delle volte partono le telefonate di Laura Cappon, la corrispondente di Radio Popolare al Cairo. Questa puntata di Onde Road è un collage di interviste che Laura ha registrato con alcuni ‘habituè’ di piazza Tahrir. La rivolta delle piazze africane si sta consumando a ritmo di rap: un hip hop che ha saputo dare espressione al malcontento contro disoccupazione e corruzione politica. Due i gruppi intervistati: gli Arabian Knightz (che per il brano ‘Rebel’ si sono avvalsi di un campionamento della voce di Lauryn Hill) e gli Asfalt. La protesta e la voglia di rinnovamento si legge anche sui muri della capitale egiziana: Laura ne ha parlato con Hussem e Ziad, due tra i graffittari più attivi. Ai suoi microfoni un ultras dell’al-Ahly, presente al massacro di Port Said dello scorso febbraio (durante gli scontri tra ultras dell’al-Masry e polizia sono morte 77 persone, un migliaio i feriti) spiega il loro ruolo ‘politico’ in piazza Tahrir. Infine un incontro con Carmine Cartolano, insegnante dell’istituto italiano di cultura al Cairo e dell’università di Helwan sempre al Cairo. 40 anni, è l’autore di Masriano (una crasi con la parola “masri” che significa egiziano e la parola italiano): una raccolta di novelle e situazioni comiche di vita quotidiana egiziana, in distribuzione in tutto l’Egitto. Un libro scritto in dialetto egiziano (in arabo si chiama Ameyya) che consente di entrare in contatto con un Egitto ‘segreto’, invisibile agli occhi del turista.

Link Utili:

Arabian KnightzAsfaltGraffiti della rivoluzioneGanzer

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La Valle dei Mòcheni

La Valle dei Mòcheni, una valle che lo scrittore austriaco Robert Musil definì “incantata”, è una ènclave germanofona a 20 km da Trento. Un’isola (o un oasi?) miracolosamente conservatasi che, oltre ad una natura quasi intatta, mantiene una forte identità grazie alla sua etnìa particolare, i mòcheni (una delle tre minoranze linguistiche sopravvissute nel Trentino, oltre ai cimbri a Luserna, Lavarone e Folgaria e ai ladini della Valle di Fassa), che ancor oggi parlano una lingua quasi incomprensibile al di fuori della piccola valle. Può essere definita un tedesco antico integrato con parole provenienti dal dialetto trentino, sviluppata in seguito all’immigrazione di contadini tedeschi stabilitisi nella valle intorno al 1200-1300. Una lingua tramandatasi per secoli solo oralmente, di generazione in generazione. Una lingua che sopravvive, unitamente ad altri elementi identitari, anche grazie al lavoro dell’Istituto Culturale Mòcheno – Bernstoler Kulturinstitut di Palau del Fersina. Gaetano, custode della forestale, ci guida alla scoperta della ricca vegetazione della valle. Ad illustrare un aspetto della gastronomia mòchena, da sempre imperniata attorno alla cultura del maso e del maiale, ci pensa la signora Agnese, della Miniera dei Sapori di Sant’Orsola, che ci racconta di come ha inventato degli incredibili salamini ai mirtilli. A proposito di bizzarrie chiudiamo facendoci illustrare dal suo ‘papà’ il Museo del Paracarro di Canezza di Pergine, un originale tributo ai grandi ciclisti e ai cultori del pedale.

Link utili:

Bersntoler Kulturinstitut Istituto Culturale Mocheno – Consorzio delle Pro Loco Valle dei Mòcheniwww.visittrentino.it

Ultime da Marsiglia

Siamo andati a verificare i danni causati dall’incendio scoppiato lo scorso febbraio all’interno della Cité Radieuse, l’Unità d’abitazione, progettata e realizzata da Le Corbusier tra il 1947 e il 1952. L’incendio si è propagato da uno degli appartamenti del primo piano ed è stato spento dai pompieri solo dodici ore dopo. La Cité Radieuse assomiglia a un gigantesco piroscafo ancorato a un parco: è lunga 165 metri, larga 24 e alta 56; ospita 334 appartamenti (in cui vivono circa 1600 persone). Al corpo centrale si aggiungono i numerosi prolungamenti: una via interna con dei negozi e un hotel. L’ultimo livello è occupato da una scuola materna e una palestra. A Marsiglia rivoluzioni edilizie sono ancora in corso con i lavori di Euromediterranèe, un ambizioso progetto di riqualificazione delle aree portuali dismesse, operazione che serve come volano per la conversione della base economica urbana. Tra i lavori in corso anche quelli de La Villa, un edificio polivalente di 7000 metri quadrati, destinato ad ospitare attività di ricerca e spazi di documentazione sul Mediterraneo. Il progetto è curato da Stefano Boeri, assessore alla cultura del comune di Milano, che ci racconta lo stato dei lavori e cerca di fare un paragone con le grandi opere milanesi. Lavori in corso anche al Vèlodrome, la casa dell’OM, molto più che una squadra di calcio. Sugli spalti di questo stadio rimbalzano i suoni delle mille musiche che percorrono la città. Nadia Ammour, musicista cabila, ce ne presenta una. Mentre il regista Robert Guèdiguian, autore del bellissimo film ‘Le nevi del Kilimangiaro’, ambientato a Marsiglia, ci spiega i colori e le luci della sua città. Colori e luci, quelli di Marsiglia e del Midì francese, che hanno ammaliato decine di pittori. Per ripercorrerne le orme il Comitato Regionale del Turismo Provenza Alpi Costa Azzurra offre la possibilità di vedere la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra attraverso gli occhi dei grandi pittori. La possibilità di camminare nei posti di Cezanne, Matisse, Van Gogh, Monet o Braque e scoprire sotto un altro angolo i luoghi mitici della pittura del XIX e XX secolo. Il tutto grazie alla Gallery PACA, un’applicazione gratuita per i vostri telefoni cellulari di nuova generazione.

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Info MarsigliaMarsiglia capitale europea cultura 2013Gallery PACA

L’architetto anglo-irachena Zaha Hadid ha firmato la torre CMA CGM vicino al porto di Marsiglia. In questo video descrive una giornata marsigliese vista dall’edificio.

Mala Milano

Un viaggio nelle geografie della Milano criminale degli anni ’70. La Milano di Vallanzasca, di Turatello e di Luciano Lutring. Dalla Comasina al Giambellino, dal bar Basso a quello del Cerruti Gino, dalle bische clandestine a quelle in pieno centro città, frequentate anche da Gianni Agnelli. A guidarci in questa Milano che ormai non esiste più Antonella D’Agostino, moglie di Renato Vallanzasca e amica d’infanzia di Francis Turatello. Gli scrittori e giornalisti Piero Colaprico, Fabio Poletti e Andrea Villani. Colonna sonora la Milano cantata con il suo dialetto. Oltre a un valzer scritto da Luciano Lutring, il solista del mitra…

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Valdazze

Un viaggio alla ricerca di un luogo della mente che ha saputo darsi una estrinsecazione oltre la metafisica: Valdazze,  il villaggio del cantante. Topograficamente è sul border tosco-romagnolo: 6 km da Pieve S. Stefano e 12 km da da S. Sepolcro, lungo la E45, quella bizzarra arteria a doppia corsia che collega Cesena e Roma (e non è una autostrada). Finalmente svelato l’humus economico-culturale che ha portato il fu cavalier Silvio Giorgetti (il Romolo, ma anche il Remo di Valdazze) ad ideare il progetto del villaggio del cantante, i suoi rapporti con Amintore Fanfani e con il cardinal Tonini.  Interviste esclusive a tutti gli abitanti del ridente borgo tosco-romagnolo (per amor di statistica, e per evidenziare che non vogliamo bullarci, ricordo che sono solo tre). L’intervento di Enrico Maria Papes, storica voce (bassa) dei Giganti. L’inno al mare e l’emozione allo stato puro registrata in viale John Lennon. E ovviamente le imprescindibili canzoni dei Saluti da Saturno, ideatori e organizzatori di questa gita. Una band che a Valdazze ha voluto dedicare un intero album.

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Bilbao

Si scrive Bilbao, si pronuncia Guggenheim. Curve sinuose, un incredibile rivestimento di titanio, la mancanza di angoli retti nelle galleria. Il capolavoro di Frank O’ Gehry nel primo anno di vita il Guggenheim ha attirato circa 100 mila visitatori al mese. In seguito, invece di calare bruscamente come accade a un blockbuster natalizio, il tasso delle presenze si è assestato a «una velocità di crociera di quasi un milione di visitatori l’anno». L’impatto del flusso di turisti su questa città di 354.000 abitanti è stato spettacolare. Gli albergucci senza fascino né pretese e le pensioncine ammuffite sono state sostituite da alberghi di tendenza. Gli arrugginiti cantieri navali accanto al Guggenheim sono stati rasi al suolo, e al loro posto si è fatto spazio per una curatissima cintura verde di giardinetti, piste ciclabili e caffè affacciati sulla sponda del fiume. Un tram giallo-verde passa adesso lungo il Nervión. Il gotha dell’architettura internazionale ha lasciato il proprio nome impresso nella skyline in costante evoluzione di Bilbao: Álvaro Siza (gli edifici dell’università), Cesar Pelli (un grattacielo di uffici di 40 piani), Santiago Calatrava (il terminal dell’aeroporto), Zaha Hadid (il piano generale), Robert A. M. Stern (un centro commerciale) e Rafael Moneo (una biblioteca). Philippe Starck, invece, ha curato la conversione dell’antico magazzino di vini e oli (l’Alhòndiga), in un moderno centro culturale. Per l’atrio il designer francese ha voluto che le colonne rappresentassero le icone delle culture di tutto il mondo in tutte le epoche. 43 pezzi unici: tutte diverse per stile, forma e materiale. Per disegnarle e cercare gli artigiani capaci di modellarle Starck ha chiamato lo scenografo italiano Lorenzo Baraldi , che ha raccontato questa esperienza nel documentario “43 colonne in scena a Bilbao”. Bilbao è anche l’ Athletic Bilbao, la squadra dove possono giocare solo calciatori baschi. Sulla costa adiacente alla città si infrange l’onda di sinistra, un’onda amata dai surfisti di tutto il mondo. Ma Bilbao è anche una meta per gli amanti della buona cucina: txakoli (vino bianco), pintxos (stuzzichini) e le creazioni di Eneko, giovane e creativo chef basco che curiosamente, a differenza di quanti hanno fatto entrare la chimica in cucina, usa la fisica…

 Link Utili:

– Info sulla città: www.tourspain.es / www.spain.info
Info sul Guggenheim
– “43 colonne in scena a Bilbao”, documentario sulle colonne dell’Alhòndiga
Il ristorante di Eneko Atxa

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Danimarca

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In giro per Kodbyen, la vecchia ‘cittadella della carne’, oggi uno dei luoghi più intriganti di Copenhagen, che ospita bar, locali e gallerie come la V1 gallery dove espongono artisti come Banksy e Shepard Fairey. Dove dormire low cost nella capitale danese? Vi parliamo di un 4 stelle con prezzi da 2 (il Wakeup Copenhagen) e un ostello a cinque stelle nel cuore della città (il Danhostel Copenhagen City). Niccolò Vecchia intervista Rene Redzepi, il mitico chef del Noma, il più famoso ristorante stellato danese che ha appena dato alle stampe una guida tascabile di Copenhagen curata dai suoi chef, camerieri, cameriere e sommelier. Sandra Davolio, artigiana italiana da anni residente in Danimarca, ci parla di design. Mentre Isotta Scenna ci porta a spasso per lo Jutland, tra spiagge ventose, case coi tetti di paglia e negozi di ambra.

Link Utili:

www.v1gallery.comwww.danhostel.dkwww.wakeupcopenhagen.comwww.noma.dkwww.visitdenmark.com

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Queyras

Il Queyras, una regione francese situata nel dipartimento delle Alte Alpi, è una meta perfetta per chi d’estate (ma anche adesso, in pieno inverno) vuole fare un’immersione nella natura. La regione ospita un parco naturalistico regionale di 650 km quadrati. Siamo a poco più di 140 km da Torino. Dall’ex capitale sabauda si prosegue sino a Salice D’Aux, due ore d’autobus e si è nel Queyras. Montagne e valli di straordinaria bellezza popolate da camosci (ne sono stati censiti 2500), stambecchi, aquile reali, marmotte, lupi, gufi reali, fagiani di monte, boschi lussureggianti e una miriade di laghetti e cascate. Castelli e pittoreschi villaggi montani. Ogni intervento dell’uomo, dagli insediamenti abitativi agli alberghi, dalle strutture per cimentarsi negli sport più svariati alle piste e gli impianti sciistici (105 km di piste per lo sci alpino e 150 per quello nordico, con tariffe più economiche rispetto all’Italia), sono realizzati cercando di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Zone ed impianti sicuramente meno affollati rispetto alla media. La scelta politica di non potenziare gli impianti di risalita impedisce lo sbarco di folle starnazzanti e consente la riscoperta del fascino dei vecchi skilift. Anche se non si pratica il telemark qui si scia vintage. E si scia ‘a prezzi politici’: un giornaliero costa 21 euro e mezzo. 30 euro l’abbonamento per il weekend. Prezzi da fantascienza.Gratuito invece l’ingresso al piccolo museo di Ristolas, l’ultimo comune del Queyras, sui contrafforti del Monviso. E’ in una casetta lungo la pista di fondo, abitata da Monsieur Stephan. Tre camerette che affitta ai turisti, una dove vive lui e un salone, utilizzato per il museo. Dalle finestre si vedono il Col de La Croix e il Col de Pelvas. E si possono osservare gli uccelli che vivono nella vallata. Alle pareti quadretti con le impronte degli animali, alcune sue creazioni artistiche, disegni di indigeni con abiti tradizionali, una bandiera occitana, una cartina dell’Occitania. E alcune pubblicazioni su usi, costumi e storia locale. Attira la ns attenzione un volumetto dedicato agli escartons, abitanti di una Repubblica nota per aver messo al bando nel 1343 il regime feudale ed esteso il diritto di voto anche alle donne. Chiediamo a Stephan di raccontarci chi erano gli Escarton e lui ci risponde mescolando francese, occitano e qualche parola di italiano.

Link Utili:

Sito del QueyrasSito del museo di RistolasAssociazione Culturale Escarton

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Vivere con la montagna

“Vado alla ricerca di oasi, dove il pensiero e i sogni camminano parallelamente. Mi capita spesso di voler bloccare un sogno, di fermare il tempo. La corda di canapa sale lentamente. Alla sua estremità è legato un vecchio montanaro. Egli conosce la vita, conosce il mondo, conosce me”. Così scrive Fausto De Stefani, alpinista, naturalista, fotografo ed esploratore, sull’home page del suo sito. Dopo Reinhold Messner è stato il secondo alpinista italiano, ed il sesto al mondo, ad aver scalato tutte le quattordici vette superiori agli 8000 metri. Lo abbiamo incontrato non per parlare di super uomini, ma per discutere di montagna, di persone che la amano e la vivono. Gli stessi argomenti di cui abbiamo parlato con Luigi Maieron, musicista carnico che è venuto a trovarci per farci ascoltare le canzoni di “Bacco, tabacco e Venere”, la sua ultima fatica discografica.

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Link utili: Fausto De StefaniLuigi Maieron

Alpe di Siusi

“Le Alpi, anche dove il cemento non è arrivato, sono il prodotto dell’incontro tra uomo e natura (tra cultura e natura, direbbero gli antropologi): Questo incontro secolare ha prodotto ciò che si intende per “paesaggio culturale”. L’Alpe di Siusi ne è un perfetto esempio”. Ne parliamo con Marco Albino Ferrari, autore del virgolettato di cui sopra, che ci racconta come le mucche siano tra le protagoniste dell’origine delle Alpi. Parliamo poi delle streghe dell’Altopiano dello Sciliar. Da queste parti le ‘streghe’ sono state protagoniste di drammatiche pagine di storia (tra il 1506 e il 1510 una corte, presieduta da Leonhard von Völs, processò e condannò al rogo o allo squartamento nove donne accusate di stregoneria) e vivono ancora oggi nelle leggende popolari. Qualche loro pozione forse è finita nelle mani di Franz Mulser, uno chef che nella malga Gostner, cucina le erbe e i fiori dell’altopiano. Per chi invece cerca una cucina più tradizionale, un albergo ad impatto zero, dotato di una piscina open air circondata dalla neve e una spa biologica il nome giusto è l’hotel Tirler. Per tutti invece sono i concerti di Snow on Swing, un festival musicale con un cartellone che non punta al nome di grido, ma alla qualità delle proposte artistiche.

Link utili:

www.alpedisiusi.infoHotel Tirler

Malga Gostner: tel. 347.8368154. Raggiungibile sul sentiero n° 3 da Compaccio in ca. 30 minuti a piedi o in 60 minuti da Compaccio da Giogo in direzione Saltria.

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La Fòcara di Novoli

Il rito della Fòcara è un appuntamento tipico delle tradizioni locali dell’inverno salentino, intriso di folklore e religiosità popolare. La fòcara più famosa è quella di Novoli, a una decine di km da Lecce: uno zigurrat composto da fascine di viti di Negroamaro, di 20 mt di diametro e 25 di altezza, a cui viene dato fuoco la sera del 17 gennaio dopo una intera giornata passata a venerare Sant’Antonio abate. Un santo migrante e vegetariano che Laura Fenelli racconta nelle pagine di un libro consigliato anche a chi non entra in una chiesa da quando ha fatto la prima comunione (“Dall’eremo alla stalla, storia di Sant’Antonio abate e del suo culto”, Editori Laterza). Una giornata, quella del 17 gennaio scorso a Novoli, passata tra processioni e benedizioni di animali, discussioni sui cavalli di Mimmo Palladino istallati sulla fòcara, shopping tra decine di bancarelle che spacciano taralli, alici in scapece e improbabili iconografie di Sant’Antonio. E una serata che si chiude con la musica dell’Orchestra del Fuoco, una rutilante big band diretta da Roy Paci che come special guest annovera Moni Ovadia, Daniele Silvestri e DJ Shantel.

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Berna

Un fine settimana nella capitale della confederazione elvetica, preceduto da una incursione a San Gallo, per sincerarsi che non di soli pizzi vive il capoluogo dell’omonimo cantone. A giustificare una incursione nella città dove il fisico tedesco Albert Einstein nel 1905 elaborò la Teoria della Relatività (a quei tempi lavorava come impiegato all’ufficio brevetti di Berna e la sua casa, al n.49 della Kramgasse, è oggi aperta al pubblico) ci sono almeno tre motivi. Il primo è il Museo della Comunicazione: da «As Time Goes Byte: computer e cultura digitale», una sezione interattiva sui nuovi media a un intrigante approfondimento sugli ‘eccessi’ della comunicazione. Il secondo conduce alla collezione più importante del mondo di opere dell’artista Paul Klee, ospitata in un centro culturale costituito da tre blocchi a forma d’onda progettato da Renzo Piano. Il terzo è più etilico e consta di una incursione nei caffè-teatro del centro storico, in parte ricavati in cantine con le volte a botte…

 

Link utili:

Svizzera TurismoMuseo della ComunicazioneCentro Paul Klee

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Postini

Sulle strade intorno a Buonconvento

La puntata odierna di Onde Road, vigilia di Natale, ci porta in giro sulle biciclette dei postini. Postini di ieri (la mitica Cesarina , figlia di una stirpe di portalettere che per decenni ha pedalato sulle strade intorno a Buonconvento, un borgo del senese), di oggi e di domani (l’esperienza degli Urban Bike Messengers, raccontata da Roberto Peia nel libro “Tutta mia la città” – Ediciclo Editore). Una puntata concepita dopo aver rivisto su Sky, qualche notte fa, “Il Postino”  con Massimo Troisi.

Tutta mia la città
Postino

 

 

 

 

 

 

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