Turismo responsabile in Senegal

senegal-low05

Saint-Louis, la vecchia capitale del Senegal che ha saputo conservare l’antico splendore coloniale nonostante la povertà, dista poco più di un’ora di macchina dal Parco di Djoudj, uno dei principali santuari dell’Africa Occidentale per gli uccelli migratori. L’area rappresenta la prima zona di rifornimento d’acqua, dopo un percorso di oltre 200 km sopra il deserto del Sahara, per intere colonie di volatili. Migliaia di fenicotteri rosa qui nidificano regolarmente, così come oltre 5.000 pellicani bianchi, anitre fischiatrici dalla faccia bianca, oche dallo sperone, aironi rossi, nitticore, spatole, cormorani e otarde arabe. In totale quasi 360 specie di uccelli, di cui 58 nidificanti. A cui bisogna aggiungere 92 specie ittiche, e poi coccodrilli, varani, scimmie, facoceri, gazzelle e sciacalli. Una situazione analoga si registra al Parco Nazionale della Langue de Barbarie, una stretta lingua di terra che corre per 60 km, separando il fiume Senegal dall’oceano Atlantico. I 2000 ettari del Parco danno rifugio a numerose specie di uccelli acquatici come sterne, gabbiani, aironi e garzette. In entrambi i parchi gli abitanti che abitano nelle loro adiacenze forniscono guardie ecologiche che organizzano escursioni nel parco e, grazie al comitato, coordina una serie di strutture legate al funzionamento delle aree protette. I profitti generati dalla gestione turistica (il noleggio delle piroghe, il negozio artigianale posto all’ingresso del Parco, il campement) vengono poi reinvestiti per lo sviluppo della comunità e per il ripristino di aree danneggiate. Le occasioni per un turismo responsabile in Senegal non sono limitate al nord del Paese, ma sono in aumento così come è in crescita il turismo internazionale che oggi è arrivato ricoprire un ruolo di primo piano nell’economia del paese, rappresentando circa il 5% del Pil. Le mete affascinanti non mancano. E’ il caso dell’isola delle conchiglie. E’ raggiungibile con un ponte in legno lungo quasi un chilometro, rigidamente pedonale, che divide l’isola di Fadiouth da Joal, un porticciolo scoperto nel XV secolo da alcuni navigatori portoghesi. Dakar è lontana due ore abbondanti di macchina, 150 chilometri più a nord. Joal si è guadagnato un paragrafo sulle guide turistiche per le sue palme da datteri e da cocco e per le sue “tanns”, deliziose piccole ostriche che si trovano tra gli arbusti di mangrovie e crescono aggrappate alle radici sommerse degli alberi paletuviers. Nei libri di storia è citata invece perché ha dato i natali a Leopold Sedar Senghor, poeta e primo presidente del Senegal indipendente. Il ponte porta a un piccolo isolotto lungo 500 metri costituito da un accumulo di conchiglie che si sono depositate nel corso dei secoli. E’ per questo motivo che le strade che attraversano Fadiouth sono foderate di conchiglie. Che il consiglio degli anziani, che regola la vita del villaggio, si riunisce in uno spiazzo ombreggiato coperto da conchiglie. E che le tombe, al cimitero, sono interamente rivestite da conchiglie. Un cimitero dove, promiscuamente, sono sepolti mussulmani e cristiani. Se in Senegal i discepoli del profeta costituiscono il 90% della popolazione, i seimila abitanti di Fadiouth sono quasi tutti cristiani di etnia Sererè. Una convivenza interreligiosa tranquilla e secolare la loro, a tal punto che si protrae oltre l’esperienza terrena…

Ascolta il podcast:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *