Inseguendo il Giro d’Italia

tappa a Ertoooooooo

C’è un’Italia che con un aggettivo improprio viene definita ‘minore’, custode invece di mille meraviglie. E’ l’Italia attraversata dalla carovana del Giro. Un’Italia fatta di paesi dai nomi sovente sconosciuti, ignoti a un’immediata collocazione geografica, nomi pronunciati spesso con l’accento sbagliato. Marina d’Ascea, Serra San Bruno, Saltara, Cervere, Mori, Polsa, Silandro… tanto per citare alcune tappe del giro di quest’anno. Un giro figlio della crisi che stiamo vivendo: non a caso è il primo in cui i giornalisti della Gazzetta dello Sport (il padre putativo della corsa) sono entrati in sciopero (come per i loro colleghi di RCS decine di posti di lavoro sono a rischio). Ne parliamo con il nostro ’improbabile’ inviato, Guido Foddis. E con Gino Cervi e Umberto Isman, giornalisti di Cycle! (una nuova ‘elegante’ rivista dedicata al ciclismo, ma anche al costume e alle geografie umane). Con loro parliamo di una delle tappe più importanti del giro di quest’anno, quella che è arrivata a Erto, uno dei borghi che cinquant’anni fa ( il 9 ottobre 1963) fu colpito dalla tragedia del Vajont. E da loro ci siamo fatti raccontare le immagini di Vito Liverani, un decano del fotogiornalismo italiano, e le storie di Geremia Della Putta (marciatore di fondo e ciclista, ma anche doppio sopravvissuto: dalla deportazione a Buchenwald e dalla tragedia del Vajont) e del bersagliere Pucia (Carlo Oriani, vincitore del giro d’Italia di cent’anni fa, caduto sul fronte della Grande Guerra).

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