Giuseppe “Libero” Spagnuolo se ne è andato una decina di giorni fa. Era l’ultimo e unico abitante di Roscigno Vecchia, frazione affascinante, magica e spettrale del comune di Roscigno, nel Parco nazionale del Cilento. E’ un borgo nel cuore degli Alburni che fu sgomberato agli inizi del ‘900 per via di due ordinanze del Genio Civile per la minaccia di una frana che si credeva potesse radere al suolo l’intera cittadina. Da allora tutto è rimasto uguale. La piazza dedicata a Giovanni Nicotera, su cui si affacciano le basse case, decorate con bei portali, dei contadini e degli artigiani. Una fontana dalle larghe vasche e una chiesa settecentesca dedicata a San Nicola di Bari. Giuseppe ci viveva circondato da una comunità di gatti: lui era il sindaco virtuale di questa Pompei del XIX secolo. Per ogni visitatore aveva un aneddoto da raccontare e una fede politica da ostentare: sono passati più di centocinquant’anni dall’Unità d’Italia, ma lui continuava ostinatamente a dichiararsi filo borbonico. “Dal Regno delle Due Sicilie” ripeteva con il suo vistoso accento “siamo passati non all’Unità d’Italia, ma ad assurd’Italia”. In questa puntata di Onde Road lo ricordiamo proponendo una selezione di quanto registrato durante alcune nostre visite a Roscigno Vecchia. Riproponiamo anche l’incontro con la signora Margherita, una storica abitante di Craco (Matera): la più nota “città fantasma” italiana. Il suo centro storico si spopolò a partire dal 1963, a causa di una frana, fino a diventare quasi disabitato nel 1980 quando, in seguito al terremoto in Irpinia e in Basilicata, furono disposte le ultime ordinanze di sgombero. Negli ultimi anni Craco è diventata una meta turistica sempre più conosciuta: accoglie ogni anno migliaia di turisti, che hanno la possibilità di passeggiare tra le strade del borgo abbandonato e ammirarne i monumenti. Una bizzarria: le case che si possono vedere nel centro storico, benché inagibili, sono ancora oggi di proprietà delle persone che vi abitavano. Chi viveva nella città vecchia prima del 1963 può tornare a visitare la propria abitazione due volte l’anno, ottenendo un permesso dal comune.