Son passati venticinque anni da quando Fabrizio De André se n’è andato. Un soffio.
Per ricordarlo abbiamo deciso di percorrere, insieme alle sue canzoni, le sue geografie. Ovviamente siamo partiamo da Genova, la sua città. E altrettanto ovviamente volendo ripercorrere le geografie genovesi di Faber non bisogna partire da antichi palazzi nobiliari, che nella città della Lanterna non mancano. Si deve i raggiungere la città vecchia, quella che Faber ha fotografato con questi versi con i versi de La città vecchia. Fabrizio era un tifoso del Genoa calcio. Un legame nato nel 1947, quando allo stadio vide la squadra perdere contro il Grande Torino: “Mi piace il Genoa” sentenziò “perché ha i colori come le tute degli operai del comune”.
“Mi sento più contadino che musicista. Questo è il mio porto, il mio punto d’arrivo. Qui voglio vivere, diventare vecchio”. Sono le parole che Fabrizio De André dedica alla sua Sardegna, l’isola che ha amato profondamente e dove si è consumato uno dei momenti più drammatici della sua vita.
Sull’isola, insieme alla cantante e futura moglie Dori Ghezzi (la sposerà 14 anni dopo), Faber compra nel 1975 la tenuta dell’Agnata, un appezzamento di terra semi abbandonato con il tipico “stazzu”, il casale gallurese in granito, circondato da una foresta di querce sempreverdi, a pochi chilometri da Tempio Pausania e da Nuraghe Majori. “La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso”.
“Ah, che bell’ ‘o cafè, pure in carcere ‘o sanno fa co’ a ricetta ch’a Ciccirinella, compagno di cella, c’ha dato mammà”. Lui stesso definì Napoli la sua patria morale, l’unico altro posto dopo Zena e la Gallura dove avrebbe potuto vivere. E con Don Raffaè, la sua canzone partenopea più famosa, eredità della lezione dialettale appresa dai poeti Salvatore Di Giacomo e Libero Bovio, ha lasciato alla città del Vesuvio un componimento che i giovani napoletani studiano anche fra i banchi di scuola.
L’America per De Andrè era primariamente l’America dei nativi come testimonia l’album L’indiano.
Ma anche quella ‘umana’ raccontata nelle poesie di Edgar Lee Master.
L’ultima tappa non può che essere a Staglieno, il cimitero di Genova. Ospita anche Faber. Per chi volesse portargli un saluto: entrare dall’ingresso laterale (sul lato sinistro rispetto all’entrata principale), imboccare sulla sinistra il viale degli Eroi caduti di tutte le guerre; oltrepassare l’archivolto della Galleria Montino e proseguire sino al cartello segnaletico del campo 22 chiaramente visibile sulla sinistra del viale che si sta percorrendo. La tomba della Famiglia De Andrè è proprio all’altezza di questo cartello. La si riconosce perchè è semplice e al suo interno c’è una chitarra.
Track list
De Andrè_Quello che non ho
De Andrè_La città vecchia
Baccini & De Andrè_Genova blues
De Andrè_Monti di Mola
De Andrè_Hotel Supramonte
De Andrè_Don Raffaè
De Andrè_Fiume Sand Creek
De Andrè_La collina
Joy Division_Love Will Tear Us Apart
De Andrè_Anime salve