Val di Funes

Incuneata fra la grande arteria autostradale della Valle dell’Isarco a ovest, la Val Gardena a sud e la Val Badia a est, la piccola Val di Funes è una vera oasi di pace e tranquillità, non a caso inserita nel circuito delle Alpine Pearls , l’associazione che raggruppa 20 località di 6 paesi alpini e che punta a ecosostenibilità e qualità dell’offerta. In valle sono state fatte delle scelte precise, mettendo al bando i grandi numeri, che non sopporterebbe, e la schiavitù dello sci. In una parola, riconoscimento del limite. Si è invece coltivato uno sviluppo turistico molto discreto affiancato da una fiera tradizione contadina.  Nel 1975 alcuni gruppi spontanei sensibilizzati anche dal padre di Reinhold Messner riuscirono a raccogliere settemila firme contro la creazione di un comprensorio sciistico da collegare con la Val Gardena, decisione subito seguita, nel 1978, dalla creazione del Parco naturale Puez-Odle, i cui confini rimangono lontani dal fondovalle, per consentire l’utilizzo dei prati e dei boschi senza inutili e controproducenti restrizioni, che avrebbero rischiato di portare all’abbandono della vita contadina da parte delle nuove generazioni, come accaduto in molte altre vallate alpine. Azioni che hanno generato uno spiccato indirizzo verso la mobilità dolce che ha ulteriormente impreziosito le grandi distese di boschi della valle e i suoi pascoli perfettamente curati, attraversati da una fitta rete di sentieri che si spingono sino al maestoso versante settentrionale delle Odle. Oggi la Val di Funes (composta dalle frazioni di San Pietro, Santa Maddalena, San Valentino, San Giacomo, Colle e Tiso) è un vero gioiello naturale, con i piedi ben saldi nel presente e uno sguardo lungimirante al futuro. Basti pensare che la totalità dell’energia elettrica necessaria in valle è prodotta in loco da tre piccole centrali idroelettriche e un impianto fotovoltaico (un surplus viene venduto al gestore nazionale), mentre due impianti di teleriscaldamento a biomassa riscaldano gli edifici, e tutte le abitazioni (comprese le malghe in quota) dispongono di un cablaggio in fibra ottica. E’ la pratica del turismo mite, una definizione  appropriata per dire quando non si stravolgono un paesaggio e una cultura solo per fare cassa.

Tra le tappe imperdibili nella valle una escursione sino ai 1.996 mt della malga Geisleralm , proprio sotto le Odle, e vicino alla baita di Messner.  La piccola chiesa barocca di San Giovanni e la palazzina di caccia del Trecento , dove si può soggiornare. Il negozio Naturwoll : prende la lana dell’autoctona pecora occhialuta di Funes, la Villnösser Brillenshaft, così chiamata per il pelo nero intorno agli occhi, come una mascherina, e la lavora nel modo più naturale possibile con macchinari che hanno duecento anni. Le pecore con gli occhiali Oskar Messner, titolare del ristorante Pitzock , dopo aver contribuito a salvarle dall’estinzione, le alleva. Mentre Carmen Obexer, ai visitatori del suo giardino, insegna l’utilizzi delle erbe e dei fiori della valle. Günther Pernthaler infine può raccontare come lui e la sua famiglia riescano a vivere in totale ‘autosufficienza’, a stretto contatto con la natura e con ciò che essa offre.
Info:
www.eisacktal.com
www.valleisarco.info
www.villnoess.com

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