L’ospizio del Gran San Bernardo

Al Gran San Bernardo, una delle regioni più nevose dell’arco alpino, l’inverno non è solo una stagione, ma uno spazio insieme ludico e spirituale. Per chi ama la natura e il silenzio. Per sincerarsene basta armarsi di sci e pelli di foca (o di ciaspole) ed andarci. Se oggi collega Valle d’Aosta e canton Vallese, nei secoli ha unito regni e confederazioni, ed è stata una delle più importanti vie di accesso all’Italia dall’Europa occidentale. Ed è proprio sulla cima del colle, a 2.473 metri d’altezza, che si staglia l’Ospizio del Gran San Bernardo . Le sue fondamenta sono state costruite utilizzando i lastroni di pietra squadrati con cui i romani eressero, nell’anno 18 a.C, l’antico tempio dedicato a Giove, è stato aperto dall’arcidiacono d’Aosta Bernard de Menthon a metà dell’anno Mille e divenne la sede di una comunità religiosa fondata sul principio dell’ospitalità. Dopo ogni bufera, si scendeva sia sul versante italiano che su quello svizzero, alla ricerca di pellegrini o viaggiatori dispersi nella tormenta e, sino alla fine del secondo conflitto mondiale, l’ospitalità era totalmente gratuita.  Ancor oggi il nome del viandante non viene registrato e nella porta dell’ospizio non c’è una chiave. I padroni di casa, i canonici, non sono monaci: vivono in contatto permanente con il mondo esterno  e accolgono tutti a prescindere da quale sia la loro religione. D’altra parte il loro motto, ancor oggi leggibile su una parete del rifugio, è “Hic Christus adoratur et pascitur”: Qui Cristo è adorato e nutrito. Chi arriva qui adesso non lo fa più per necessità, salvo poche eccezioni. Come qualche africano che, arrivato in Italia via mare, cerca di raggiungere il nord Europa facendo il percorso inverso di Annibale. Oggi all’ospizio arrivano escursionisti che praticano lo sci fuori pista o impegnative passeggiate con le racchette da neve. Ma, dato che da qui passa il cammino che raccorda Canterbury con Roma, è la meta di pellegrini che seguono la via Francigena . Ma più semplicemente ci arrivano anche persone che oltre a un letto e a una zuppa bollente, vogliono provare l’esperienza di vivere qualche giorno dentro a un luogo dello spirito.

Se i canonici sono lì da un migliao di anni, i famosi cani San Bernardo ci vanno solo per le ‘ferie estive’. Traslocati dall’Ospizio, oggi vivono in un allevamento a Martigny di proprietà della Fondation Barry . Sono una trentina (per la precisione 27 femmine e 5 maschi).  Storicamente il loro lavoro, grazie alla mole imponente, consisteva nell’aprire le piste nella neve fresca per aiutare i pellegrini. Oggi è cambiato, anche se continua ad avere una valenza sociale. Visite in  case di riposo, carceri e scuole, pet teraphy, coaching, pedagogia con animali… Per incontrarli dal vivo basta andare a Barryland , nelle adiacenze dell’anfiteatro romano di Martigny. Qui i visitatori possono immergersi nella storia del cane nazionale svizzero e avere l’opportunità di ammirare dal vivo i San Bernardo durante il gioco, il riposo e l’addestramento.

 

valais.ch/it/home

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