Labirinti

Quello dei labirinti è un mondo tanto segreto quanto immenso. Un universo complesso, pregno di singolarità perché ogni labirinto è un pezzo unico. E’ percorribile, divertente anche se talvolta genera smarrimento. Senza queste caratteristiche il labirinto non sarebbe più tale: avremmo semplici, magari meravigliose, siepi ornamentali di elaborata arte topiaria. La guida del nostro viaggio è  “Labirinti vegetali. La guida completa alle architetture verdi dei cinque continenti” di Ettore Selli (edizioni Pendragon). L’autore ne ha catalogati oltre quattrocento, 420 per la precisione, di cui 188 sono recensiti e illustrati, mentre per gli altri 232 c’è un’ampia tabella con le indicazioni essenziali. Tra i tanti c’è anche il Labirinto Borges: realizzato sull’Isola di San Giorgio (Ve) dalla Fondazione Giorgio Cini . Il progetto è dell’architetto inglese Randoll Coate ed è nato nel 2011 per volere della vedova Borges, Maria Kodama, che desiderava ricordare l’amore del marito per Venezia. Dall’11 giugno, prima di quella data era ammirabile solo dall’alto, è possibile percorrerlo interamente (prenotazioni visitcini.com), muniti di un’audioguida che diffonde una colonna sonora appositamente ideata dal compositore Antonio Fresa: una suite in quattro movimenti eseguita dall’Orchestra del Teatro La Fenice. Un’idea di Ilaria D’Uva che con la sua azienda (duva.eu), attiva dal 1959, opera nell’interpretazione del patrimonio culturale attraverso la tecnologia e nei servizi museali in Italia.

La seconda tappa è al Giardino Labirinto di Kränzelhof, a Cermes, vicino a Merano. Ospitato all’interno dell’omonima tenuta (it.kraenzelhof.it), è nato dal desiderio del proprietario, il Conte Franz Graf Pfeil, di creare un’opera d’arte vivente e quindi mutevole (proprio come il vino prodotto nelle sue vigne).  Ogni anno il Curatorium Kränzel invita artisti di varie provenienze a decorare il giardino seguendo ogni volta un tema differente.

Ultima tappa al Labirinto della Masone , ideato a Fontanellato, nella campagna parmense da Franco Maria Ricci: “Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Il Labirinto, si sa, era da sempre uno dei suoi temi preferiti; e le traiettorie che i suoi passi esitanti di cieco disegnavano intorno a me mi facevano pensare alle incertezze di chi si muove fra biforcazioni ed enigmi. Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che finalmente, nel giugno del 2015, ho aperto al pubblico. Quando nacque, il progetto aveva un carattere abbastanza personale. Sulle terre che avevano nutrito, e un po’ anche arricchito, la mia famiglia, volevo lasciare una traccia di me. Col passare del tempo quell’idea primitiva si è in gran parte trasformata. Forse è colpa dell’età, ma ormai vedo il Labirinto soprattutto come un modo di restituire a un lembo di Pianura Padana che comprende Parma, il suo contado e le città vicine, una parte almeno del molto che mi ha dato”. Il labirinto è realizzato utilizzando il bambù,  pianta elegantissima, ma poco utilizzata in Occidente. Lo chef Patron Massimo Spigaroli  gestisce  il Ristorante al Bambù , annesso alla struttura, dove i sapori della tradizione parmigiana vengono contaminati con il bambù…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *