Rugby a Maputo

“C’è una strada di asfalto e tutt’intorno viuzze di sabbia che si divincolano tra abitazioni di cemento e lamiera, tra chiese ricavate da vecchi capannoni e da baracche che vendono “tresém”, tre birre a un euro e trenta. Nel mezzo è tutta sabbia, sabbia rossa e sabbia gialla, che s’impantana quando piove e che s’impiglia nei capelli quando tira vento. Magoanine B è un quartiere tra tanti, sorto una quindicina di anni fa da un progetto di ricollocamento degli abitanti di altri quartieri devastati dalle inondazioni che periodicamente mettono in ginocchio il Mozambico. Nel Duemila qui c’erano solo alberi e sabbia, ma era considerata una zona sicura e così ci hanno trasferito la gente e poi sono arrivate le case e le strade ma si sono dimenticati di fare i canali di scolo, e allora il problema degli allagamenti si presenta ogni quindici giorni…
…la scuola primaria di Magoanine B sta nel mezzo delle strade di sabbia, a una decina di minuti a piedi dalla strada: dalla fermata CMC (acronimo di Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna) s’imbocca una larga strada di sabbia da percorrere fino al primo albero di canhu, lì si gira a destra affondando nella sabbia e nei mattoni incastonati nella terra per permettere il passaggio quando piove, e poi al terzo albero di moringa si svolta a sinistra e poco dopo spunta la scuola. È così che spieghiamo agli allenatori come arrivare alla scuola per fare i primi allenamenti di rugby: il popolo Machangana si orienta così, e non si perdono mai”.
E’ così che Irene Bellamio, sul sito www.rugbio.it/maputo/magoanine-b, racconta il luogo dove lavora come allenatrice di una squadra di rugby che oltre a far giocare con la palla ovale decine di ragazze e ragazzi, assolve a un grande compito sociale. Il progetto RugBio Magoanine B ha tanti amici, tra cui l’ASD Rugbio di Cusago: Alessandro Acito ci racconta come in pratica nella periferia di Milano, con i loro ragazzi, fanno lo stesso lavoro che Irene fa a Maputo. Giorgio Terruzzi di Rugby Milano , una realtà che oltre a coinvolgere oltre 600 giocatori dai 5 agli over 50 anni ha portato il rugby nelle carceri milanesi, ci spiega perchè lo sport con la palla ovale è una realtà che genera condivisione e appartenenza come elementi non mercificabili.

Marco Trovato, direttore della rivista Africa , ci aiuta a capire la complessa società mozambicana raccontandoci due ‘comunità’ che vivono per le strade di Maputo: i “motociclisti-indipendentisti” e i ‘madgermanes’ . Infine Martina Zavagli, della ong AVSI , ci racconta di un progetto praticato a Maputo per un uso ‘fiabesco’ della radio…

Per sostenere il progetto RugBio Magoanine B: www.gofundme.com/rugby-for-mozambique

 

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