Vivere nella Valle dei Mocheni

 

Boschi di larici, l’albero più amato dagli allevatori perché consente la crescita del prato anche sotto la sua chioma, si inerpicano sino alle pendici delle creste degli Agorai, una delle catene più selvagge delle Dolomiti. Giovani arbusti rigogliosi vivono in simbiosi con le piante più vecchie, dai tronchi bitorzoluti e il legno scurissimo. Ripidi sentieri che appaiono e scompaiono nel verde di abetaie che fortunatamente sono state danneggiate solo parzialmente dal Vaia, la tempesta che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 ha modificato il paesaggio delle Dolomiti sfigurando, solo in Trentino, quasi 20 mila ettari di boschi. E poi aceri, pioppi, faggi, castani che, man mano che si sale in quota lasciano spazio ad alpeggi da cartolina. Un territorio che se nei mesi primaverili ed estivi è un’esplosione di fiori, in autunno, con la caduta delle foglie dagli alberi decidui, diventa un fondale ideale per un fall foliage degno delle famose Indian Summer d’oltre oceano. E’ la Valle dei Mocheni, Fersental in tedesco. L’antropizzazione della vallata è sempre stata legata al fiume Fersina, che la attraversa. Il versante destro, quello più comodo (oggi arroccato intorno all’abitato di Sant’Orsola), è stato sempre abitato da popolazione di lingua italiana. E’ il classico insediamento costruito a raggiera intorno alla piazza della chiesa, il canonico centro urbano. Quello sinistro è un’enclave germanofona, identificabile con i centri di Frassilongo, Fierozzo e Palù: micro borghi circondati da prati disseminati da masi tradizionali da dove partono numerose escursioni. Qui, intorno al 1200, in seguito ad un aumento della popolazione della pianura bavarese, i signorotti germanici spronarono parte della loro popolazione contadina ad oltrepassare le Alpi e ad installarsi in alta quota, dove venivano dati loro dei terreni. Una chance, per questi immigrati bavaresi, di passare da servi della gleba a proprietari. Pare che il termine mòcheno derivi dalla parola tedesca “mache” che significa fare. Avendo ricevuto in dono terreni impervi, tra gli 800 e i 1400 metri d’altezza, per viverci dovettero metterci molto impegno. Divennero abili ‘roncadori’, ovvero realizzavano una trincea alla base del terreno da bonificare, profonda mezzo metro, e poi avanzavano liberando con le mani il suolo da sassi, radici, piante… sino a trovarsi con terreni completamente bonificati, pronti per essere coltivati. A questo punto potevano farsi un maso, e rendersi autosufficienti dotandosi di una filiera composta da bosco, terreno per pascolo e coltivazioni. I loro discendenti vivono ancora qui, assieme a ragazzi che hanno scelto di rimanere in valle, optando per le attività lavorative dei loro avi. A partire dall’agricoltura e dall’allevamento. Emil e Debora sono una giovane coppia che ha realizzato il proprio sogno: produrre formaggi di qualità con il latte delle loro vacche. Beatrice è una ragazza di 19 anni che sta vivendo nel maso del nonno, sopra Fierozzo San Felice, a 1600 mt d’altezza. Qui accudisce più di 200 capre, tra cui molte pezzate mochene. Agitu è titolare di una azienda agricola biologica sostenibile. Grazie alla passione ed alle conoscenze apprese dalla nonna materna alleva le capre e lavora il latte con metodi tradizionali producendo formaggi, yogurt e creme cosmetiche: tutto a base di latte caprino. Daniela invece è una giovane signora affiliata al comitato Bollait – Gente della Lana, nato per ridare vita a una filiera corta della lana in Val dei Mocheni. “Ogni anni in valle vengono prodotti tra i 3 e i 4 mila chilogrammi di lana che viene per lo più buttata, rappresentando un rifiuto speciale, costoso da smaltire. Inizialmente gli allevatori ci hanno fornito gratuitamente la lana, risparmiando il fatto di doverla smaltire. Ora grazie ad una serie di esperienze virtuose che abbiamo attivato vendiamo la lana e i nostri manufatti, riuscendo così a pagare la ‘materia prima’ ai pastori”.

www.valledeimocheni.it
www.visittrentino.info
Ascolta anche questa puntata di Onde Road: http://blogs.radiopopolare.it/onderoad/?p=880

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