Nashville, the music city

Nashville, Tennesee, una città che nel suo nick name nasconde le sue fortune: Music City. A Nashville la musica arriva ovunque. Si spalma come spezia nel breakfast, uova pancetta e salsiccia. Vibra nelle corse dei runner durante la corsa mattutina lungo il ponte sul fiume Cumberland. Esce dai finestrini dei pick-up impolverati e rimbalza tra le pareti dei negozi per cow-boy. E fa la parte del leone nelle feste lungo la Broadway dei numerosi ragazzi americani che adottano questa città per i loro adii al celibato (nubilato). Da queste parti la gente ha poche pretese, perché uno stato come il Tennessee, dove 15 persone su cento vivono sotto il livello di povertà non lascia spazio alle illusioni. Qui per essere felici è sufficiente una costoletta di bue inumidita dalla salsa dolciastra di queste parti, un buon giro di chitarra in sottofondo e una chiesa a portata di mano dove raccomandarsi al signore. Sovente musica e religione si confondono, ed è capitato anche a Johnny Cash: musicista con un tenace attaccamento alle proprie origini, povere ma piene di dignità umana. Con una religiosità profonda e mai bigotta. Mosso dalla ricerca di un riscatto culturale per chi, come lui, viene dal basso. Tutto lo conoscono come The man in black, e il perché lo si capisce ascoltando l’omonima canzone: “Vesto di nero per i poveri e gli sconfitti / che vivono nella parte affamata e disperata della città / Vesto nero per il prigioniero che ha pagato da tempo per il suo crimine / ma è lì perché è una vittima dei tempi. / Vesto nero per quelli che non hanno mai letto / o ascoltato le parole di Gesù / Be’, stiamo andando benissimo, credo / nelle nostre macchine lampeggianti e nei nostri vestiti alla moda / ma almeno così qualcuno ci ricorda di quelli che rimangono indietro…”. Come centinaia di colleghi anche Johnny Cash si è esibito al Grand Ole Opry, il più longevo programma radiofonico del mondo. Tutti i più grandi artisti del country, da quasi 90 anni, vi partecipano andando in onda sui 630 WSM – AM. Lo studio di registrazione è un grande palco ospitato nella Opry House, a 16 km a est dal centro di Nashville, in quella che pomposamente è chiamata Music Valley Opryland. Per avere la conferma di cos’è l’Ameriaca basta visitare il Gaylord Opryland Resort, raggiungibile facilmente a piedi dall’Opry House. Definirlo Hotel o Resort è riduttivo. Si tratta di una città con tanto di servizi, racchiuso in gran parte da un ampolla di vetri gigante. In effetti proprio per questo motivo, all’interna si gode di un clima differente dall’esterno. La struttura comprende 19 ristoranti, da steakhouse di alto livello a semplici pizzerie, e include anche 36.500 m2 di spettacolari giardini interni che ospitano diverse cascate e qualche laghetto su cui si organizzano gite in barca. Per trovare la natura, quella vera, basta raggiungere, alla periferia di Nashville, l’inizio della Natchez Trade: 724 chilometri che collegano Nashville con Natchez, un porto fluviale che sorge poco prima che sterminate paludi accolgano nelle loro acque stagnanti il Mississippi. E’ una sorta di laico Cammino di Santiago a stelle e strisce, percorsa da migliaia di ‘Pellegrini’ che marciano immersi nella natura, guadando torrenti, costeggiando laghi e sostando in prossimità di tumuli di nativi, di monumenti che ricordano protagonisti della storia americana o di sterminate piantagioni di tabacco.

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