Il “Mani” di Patrick Leigh Fermor

Delle tre “dita” del Peloponneso, la penisola del Mani è il medio. La zona più ostile e selvaggia della penisola è l’esatta antitesi della Grecia classica. Paesaggi da Highlands scozzesi, abitanti che si proclamano fieri discendenti degli spartani e uno skyline di case-torri che svettano nel cielo come sentinelle di pietra. Pochi turisti, rocce e arbusti al posto della solita macchia mediterranea, scogliere a picco sul mare, spiagge di ciottoli, solo fichi ed ulivi eroici. Da Gythion fino a Capo Tenaro, il mitologico ingresso dell’oltretomba posto nel punto più a sud dell’Europa continentale, una strada a zig-zag ricama l’arida catena montuosa del Taigeto. Un territorio per veri collezionisti di finis terrae. E tra questi va annoverato Sir Patrick Leigh Fermor, scrittore e viaggiatore britannico. Trentatreenne, nell’ estate del 1948,

in compagnia della moglie Joan, intraprese il primo di una serie di viaggi nella regione del Mani. Ne scaturirà uno dei migliori libri di viaggio del Novecento, celebrato da decenni nel mondo anglosassone, che in Italia è stato pubblicato da Adelphi (“Mani – Viaggi nel Peloponneso“, pagg. 390, 24 euro). Un libro che da queste parti è più gettonato della guida Lonely Planet. Fermor conosceva bene la Grecia, anche prima di questa serie di viaggi. Negli anni dell’occupazione nazista aveva addirittura compiuto gesta così audaci e rocambolesche da ispirare nel dopoguerra due o tre film. Fu infatti tra gli organizzatori della resistenza cretese, partecipando a una lunga serie di sabotaggi, culminati nel rapimento del comandante tedesco sull’isola, generale Heinrich Kreipe, nell’ aprile ’44. Alessandro Vergari, guida ambientale ed escursionista, che l’ha conosciuto nella villa vicino a Kardamyli dove Fermor visse a lungo, ci racconta l’emozione di questo incontro. Una villa dove spesso fu ospite lo scrittore Bruce Chatwin, grande amico di Fermor. Quando l’autore di “In Patagonia” e de “Il vicerè di Ouidah” morì, fu proprio Fermor a seppellirne le ceneri ai piedi di un ulivo in un anonimo angolo delle pendici del Taigeto. Marino Periotto, viaggiatore e titolare del blog alternativanomade.it, ci aiuta a capire come fare a rintracciare il luogo della sepoltura…

 

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