Impossibile andare in Senegal e tornare a casa senza aver capito cosa significa la parola “teranga”. Per chi non c’è stato si può dire che la teranga è considerata una forma di ospitalità, ma nei fatti in Senegal rappresenta molto più di questo. La teranga è una virtù. L’ospitalità è accoglienza, ma l’ospitalità può anche essere un attenzione fornita a fini fittizi, di immagine. La teranga invece non ha finalità di immagine, è reale attenzione. E’ rispetto, cortesia, gioia e rappresenta anche il piacere di ricevere un ospite nella dimora personale. Ne parliamo con tre ospiti. La prima è Chiara Barison, giornalista italiana che a Dakar lavora in una delle televisioni del Groupe Futur Media (GFM), di proprietà del musicista Youssou N’Dour. Trentottenne veneta, Chiara da cinque anni si è trasferita nel Paese africano e – dopo aver aperto un blog (https://blog.libero.it/Dakarlicious/)– si è ritrovata catapultata nel piccolo schermo e, da lì, nelle case di migliaia di senegalesi. Una migrazione al contrario la sua – rispetto alle “rotte” solitamente raccontate dai media europei – che risulta però molto più frequente di quanto si immagini: sono, infatti, migliaia i giovani europei che, in questi ultimi anni, hanno cercato fortuna nel continente africano. Anche se, come racconta Chiara, per avere successo occorrono impegno, formazione e sacrificio. La seconda ospite è Yassin, una giovane ragazza italiana cresciuta a Milano, figlia di una coppia italo-senegalese, che ci racconta come vive la teranga quando va in Senegal… Ma ci racconta anche del suo lavoro con i migranti allo Sprar di Caserta (www.csaexcanapificio.it), una struttura sotto attacco dal ministro Salvini (tre settimane dopo la nostra trasmissione la sede dell’associazione che gestisce lo Sprar di Caserta, il centro sociale Ex Canapificio -un’associazione che assiste 200 migranti suddivisi in venti appartamenti- è stata sequestrata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere). Del suo concetto di teranga ci parla anche Modou Gueye, senegalese da anni trapiantato a Milano, oggi attivo nell’esperienza di Cascina Casottello (www.cascinacasottello.it), una ex cascina rurale riaperta nell’estate 2018 nel quartiere periferico di Corvetto (metro 3 – fermata Porto di Mare), e, grazie all’impegno dall’associazione Sunugal e della cooperativa sociale Fate Artigiane, diventata velocemente un riconosciuto polo culturale, artistico e gastronomico della Milano che vuole costruire ponti e non muri…
Un grazie per questa puntata ad Elisabetta Yankovic