Riscopriamo Chianciano

Una volta Chianciano Terme era la Cortina d’Ampezzo del turismo termale. C’era il Concorso ippico nazionale, la villeggiatura della famiglia Savoia, e un modello nobiliare proseguito fino al fascismo, con Galeazzo Ciano ospite inamovibile della stazione termale. Nel dopoguerra ci arrivarono anche il cinema – Fellini nel 1963 vi ambientò 8 ½ – e la politica, con svariati convegni organizzati annualmente. Nel 1992 la doccia fredda: l’abolizione del congedo straordinario per motivi di salute, che permetteva ai lavoratori di usufruire delle cure termali a carico dello Stato. È iniziato così un lento e inesorabile declino: da un milione e 400 mila presenze di inizio ‘90 siamo arrivati alle attuali 700 mila. Negli ultimi anni molti ex hotel sono stati messi in vendita a cifre irrisorie e oggi i muri delle case del centro storico sono pieni di cartelli con la scritta ‘vendesi’. Chianciano e il suo circondario continuano però ad offrire tesori che meritano di essere scoperti. A partire dall’eno-gastronomia locale. I tre fratelli Rosati, per esempio, nei locali di un’ex macelleria hanno realizzato il sogno di riunire in un solo luogo (www.braditoscani.it) le eccellenze uniche del territorio: dai salumi di cinta ai formaggi, dal miele alle composte, dai vini alle birre artigianali fino all’olio extravergine di oliva. Ottimi vino e olio sono prodotti anche a Palazzo Bandino (www.palazzobandino.com), un agriturismo nel cuore della campagna ai piedi di Chianciano (splendida l’area relax con vasche riscaldate interne ed esterne che guardano il borgo vecchio). Ed è proprio perdendosi nella campagna e sulle colline adiacenti che si trovano tesori inestimabili, a partire da il “Martirio di san Sebastiano”, un affresco di Pietro Perugino, ospitato in una chiesetta di Panicale. Passando per il giardino de La Foce (www.lafoce.com), un’azienda agraria sulle colline che dominano la Val d’Orcia che ha una storia secolare con protagonisti (tra i tanti) braccianti agrari che con il loro lavoro hanno ridisegnato il volto della valle, una scrittrice anglo-irlandese (Iris Origo) e un’architetto inglese (Cecil Pinsent) creatore di giardini. E arrivando a Salci, un borgo medioevale dimenticato in mezzo all’Italia: uno dei tanti borghi fantasma diffusi a macchia di leopardo in tutto il Paese. Transenne nelle piazze e vegetazione che ormai s’è impossessata dei luoghi dove appena 50 anni fa ci vivevano fino a 1.500 persone. E’ a pochi chilometri dalla Città della Pieve, nella valle del torrente Fossalto, al confine tra Umbria, Toscana e Lazio. Un borgo medioevale fortificato, piazzato su una collina alta 322 metri, che ben fotografa la potenzialità di questo scampolo d’Italia…

 

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