Un viaggio tra alcuni ponti della Bosnia, secondo lo scrittore Ivo Andrić tra i più belli al mondo. “Di tutto ciò che l’uomo, spinto del suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti” scrive l’autore del Ponte sulla Drina “I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti…”. Il viaggio inizia a Počitelj, un antico e pittoresco borgo lungo il corso della Neretva, testimonianza viva della dominazione turca: l’antica moschea del 1563, la scuola coranica del 1664, il bagno turco, le case eleganti costruite dai notabili musulmani nel diciottesimo secolo, la Kula (torre), il tutto in un intreccio di mura a secco ed edifici realizzati con la pietra del posto. Qui ha la sua sede la colonia d’artisti fondata su stimolo di Ivo Andrić negli anni sessanta ed oggi utilizzata in parte come pensione. Mostar, la città del ponte diventato un simbolo della drammatica guerra degli anni ’90, dista una manciata di chilometri. Risalendo la Neretva si arriva a Sarajevo, il cui ponte più famoso è quello minuscolo dove Gavrilo Princip compì l’attentato contro il duca austriaco Francesco Ferdinando. E poi la čaršija (il cuore ottomano della città), le chiese ortodosse e cattoliche, la sinagoga sefardita e quella askenazita. La vecchia funicolare austro-ungarica di Bistrik, da poco riaperta. E la Viječnica: inaugurata come municipio nel 1896 durante la dominazione austroungarica e costruito in stile pseudo-moresco, dal 1949 divenne sede della Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Bosnia-Erzegovina, oggi ricostruita dopo essere stata bombardata e distrutta dalla guerra degli anni ’90. Ma la Sarajevo di oggi è anche fatta di centri commerciali, gated communities, speculazione: una città che rischia, dal punto di vista urbanistico, il saccheggio. Proseguendo verso sud il viaggio termina a Trebinje, dove c’è il Ponte Arslanagic del sedicesimo secolo, uno dei ponti ottomani più belli di tutta la Bosnia-Erzegovina. E’ anche la sede di un Convivium Slow Food che celebra il “fagiolo poljak”, un legume inserito all’interno dell’Arca del gusto di Slow Food.
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