La Villa del Principe è la più vasta e sontuosa dimora nobiliare della città di Genova, la residenza dell’unico Principe che Genova abbia mai avuto. Una villa di dimensioni anormali rispetto alla Genova del cinquecento. Ed è proprio nella casa di Andrea Doria che Giuseppe Verdi affittò delle camere per farne la sua dimora genovese e qui partorì alcune arie immortali dell’Otello e del Falstaff. A pochi metri dalla villa c’è la sede della Comunità di San Benedetto al Porto, quella di don Gallo. L’epicentro genovese del lavoro della comunità è nella città vecchia, quella cantata da De Andrè. E’ un mondo fatto di vicoli, intricati e stretti, fiancheggiati da palazzi imponenti di sei, sette piani. Genova è una città “verticale”. Nel 1600 i visitatori restavano colpiti per l’altezza di questi palazzi, al tempo veri e propri grattacieli perché in Europa non esistevano città eguali e costruzioni così alte le abitavano solo i Re. In via del Campo 29rosso, dove una volta c’era lo storico negozio ‘Musica Gianni Tasso’, è attivo uno spazio museale dedicato ai musicisti della cosiddetta scuola genovese: Bindi, Lauzi, Paoli, Tenco, De Andrè… Molto più luciferino di tutti loro messi assieme fu Niccolò Paganini, un artista la cui biografia pesca a piene mani da quelle di Robert Johnson e Jerry Lee Lewis. Il Cannone, il suo violino, è conservato nel Palazzo Municipale e la gestione di questo un incredibile tesoro, di proprietà dei genovesi, è una delle scommesse su cui potrebbe ruotare la vita culturale della città. Una scommessa già vinta invece è quella del Museo del Mare e delle Migrazioni, uno spazio che tra l’altro ha saputo coniugare il mare con le storie degli italiani che l’hanno solcato per cercare fortune altrove e con le storie di chi oggi lo solca cercando la fortuna in Italia. Un viaggio, quello tra le geografie musicali di Genova, che può terminare a Boccadasse, un piccolo borgo marinaro diventato quartiere urbano. Stretto attorno alla sua piccola baia a bocca d’azë (“bocca d’asino”), è stato fondato intorno all’anno mille da pescatori spagnoli che vi sbarcarono per rifugiarsi da una tempesta. A marcare il territorio è il belvedere della chiesa di Sant’Antonio, ricavata da una cappella costruita dai pescatori agli inizi del XVII secolo. E’ su un tetto di Boccadasse che viveva la famosa gatta di Gino Paoli. Voi invece potete scendere imboccando una ripida scaletta, raggiungendo così una storica palestra. I suoi tapis roulant, piazzati davanti a una vetrata a strapiombo sul mare, consentono di correre sulle onde durante il tramonto. Mentre le cyclette da spinning, piazzate a ridosso degli scogli, garantiscono un insolito surf ciclistico. Non resta che pedalare con una cuffietta che spara a palla le canzoni di Fabrizio…
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