“…guardai attraverso il parabrezza e vidi alberi caduti dappertutto, fili della corrente e linee telefoniche che penzolavano dai pali, semafori non funzionanti, edifici residenziali sventrati, danneggiati a tal punto che i proprietari non si erano preoccupati di coprire le finestre sfondate con il compensato” (‘L’urlo del vento’ di James Lee Burke, 2008 Fanucci editore)
Guardando New Orleans annegare sotto l’acqua dell’uragano Katrina qualcuno ha pensato che The Big Easy, il luogo dove tutto è possibile, dove ogni cosa è facile e, soprattutto, eccitante, scomparisse per sempre. Non è accaduto. A otto anni di distanza da Katrina, è oggi in piena rinascita: boom edilizio, rilancio del turismo, nuove start up tecnologiche e società di servizi. Pian piano New Orleans è diventata un polo sociale d’attrazione: vita culturale, negozi, un ceto medio che tiene bene e non è stato ancora proletarizzato, come è prassi in molte città americane. Ma non è tutto oro quello che luccica: se la città è mediamente più benestante, non è perché la povertà è stata sconfitta. È perché la gran parte dei 400mila disperati che otto anni fa se ne sono andati da New Orleans sono proprio i poveri della città che con l’uragano hanno perso anche il poco che avevano. In compenso la Big Easy, nel cuore dell’Upper 9th Ward (storicamente il ‘posto della musica’), si è dotata del Musicians’ Village, un quartiere che ospita anche una struttura rivolta ai bambini che ci abitano: il Centro per la Musica, una scuola per formare i musicisti di domani. New Orleans è una città piena di fantasmi. Lo sanno gli operatori turistici che propongono ‘cemetery tour’ e scampagnate a base di vampiri e voodoo. Per pochi dollari numerose agenzie propongono un tour a piedi per le strade infestate di fantasmi del French Quarter. Si può così scoprire se e perché il Convento delle Orsoline è infestato dai vampiri, si verrà a sapere cosa è successo alla bellissima Octoroon Mistres e si imparerà perché bisogna temere il Macellaio Matto. Ma soprattutto si visiterà la casa di Madame Lalaurie, una delle donne dell’800 più rispettate di New Orleans, che aveva il ‘vizietto’ di torturare i suoi schiavi. Tra i fantasmi che si aggirano per New Orleans c’è anche quello di Sister Gertrude, una figura che -seppur vivesse in una delle città più eccentriche del mondo- non passava per strada inosservata. Per più di vent’anni Sorella Gertrude ha bazzicato nel French Quarter vestita con la divisa da infermiera: la sua missione era guarire i peccatori, usando come medicina la parola di Dio. Ritta in un angolo di qualche strada, urlava e cantava i suoi Gospel con un megafono. Batteva il tempo con un tamburino, incrementando il ritmo sino a raggiungere una sorta di estasi sufica. Di lei ci resta una unica registrazione, Let’s Make a Record e i i suoi quadri. Lavori quest’ultimi che nel 2004 sono stati raccolti nel Museo di Arte e Folclore Americano a New York. Alla morte Gertrude ebbe cristiana sepoltura in un cimitero vicino all’aeroporto, una location che ne facilitava il volo in direzione del suo mondo migliore. Verso quel cielo che lei amava dipingere pieno di angeli e spesso solcato da un aereo pilotato da un Gesù Cristo aviatore diretto verso il Paradiso…