Giardini d’Autore

Accoccolato alle falde dell’Etna e delle sue ere geologiche come sul grembo di una grande madre, il Radicepura Garden Festival è il primo evento internazionale dedicato al garden design e al paesaggio del Mediterraneo, una biennale che si pone l’obiettivo di valorizzare il territorio attraverso la promozione del paesaggio mediterraneo. Fortini di resilienza praticata, pronti a provocare un mondo intorpidito dalla banalità dei giardinetti, dai parchi funzionali senza fantasia, dalle intellettualità delle urban regeneration nel segno di un green-washing senza senso. Il festival, che si svolge nel parco Radicepura a Giarre, accoglie paesaggisti di fama internazionale e giovani progettisti, che qui sono invitati a realizzare giardini e installazioni temporanee e permanenti. All’interno dello spazio del festival si possono ammirare10 giardini temporanei, selezionati per questa quinta edizione e 7 giardini permanenti, realizzati con le piante messe a disposizione dal vivaio Piante Faro. Il parco che ospita il festival consta di più di 5 ettari e oltre 3000 specie vegetali per un totale di 7000 varietà di piante: cespugli, fiori, alberi, palme rare, piante medicinali e aromatiche che creano un vero e proprio archivio vivente di sperimentazione e formazione, tanto da essere considerato vero centro di eccellenza.
Ce ne parla la blogger Corinna Agostoni che ha intervistato Mario Faro (titolare dell’ azienda vivaistica Botanica Srl e del centro florovivaistico Radice Pura ), Martina Palumbo (Segreteria Generale Fondazione Radicepura),
Monica Torrisi e Giada Straci, architette autrici di Mira, un progetto dove giocano con un muro traforato. Da un lato l’elenco di riquadri incornicia le piante, irrigidisce la conoscenza. Prerequisito per destrutturare e applicare le regole del caos: dietro il muro-paravento si stende un fresco giardino a schema libero. Un lavoro perfettamente a tema con il tema dell’edizione di quest’anno: “Chaos (and) Order in the Garden”.

Un consiglio per una lettura a tema: “Hummelo: A jouney through a Plantsman’s life”, un libro che ripercorre la carriera di Piet Oudolf , il capostipite del movimento New Perennial. La sua ‘storia’ è cominciata a Hummelo, un villaggio rurale poco lontano da Amsterdam, nella provincia olandese della Gheldria. Era il 1982 e Oudolf iniziò a sperimentare utilizzando piante perenni e vegetazione spontanea. Sperimentazioni che poi importò anche nelle aree urbane (dalla High Line di New York al Lurie Garden del Millennium Park di Chicago). Lavora con “nobili erbacce” (fra cui le ottanta specie che lui stesso ha scoperto e battezzato) disponendole tenendo conto dei periodi di fioritura e dei mutamenti di colore stagionali, mischiando i semi in modo da permettere ad una pianta di prendere il posto di un’altra quando questa entra in letargo e viceversa. Niente è lasciato al caso, ma l’effetto è quello di una coloratissima e selvaggia brughiera. Un paesaggio fatato invece quello che Cesar Manrique ha realizzato nel Giardino dei Cactus di Lanzarote

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