…aspettando il 25 aprile

“Perché essere l’avvenire e poter rischiarare la strada come nella tenebra il raggio di sole non è sacrificio”. E’ un pensiero di  Felice Cascione, il Che Guevara di Imperia che inventò “Fischia il vento”. Come il Che era medico, romantico, figo, generoso. E immortale. Almeno nel Ponente ligure. Medico di Imperia e figlio di antifascisti, aderente al Pci, entrò nella Resistenza a capo di una brigata partigiana, a Diano Castello: nome di battaglia «ù mègu», il medico. Alla sua banda si aggregò «Ivan», reduce di Russia, dove aveva imparato la melodia popolare «Katyusha»: sulla musica furono adattati i versi composti da Cascione per  “Fischia il vento”. La morte di Cascione è descritta nella motivazione della medaglia. Ferito in uno scontro, «ù mégu» rifiutò i soccorsi, rimanendo a dirigere il ripiegamento dei suoi: «Per salvare un compagno che, catturato, era sottoposto a torture perché indicasse chi era il comandante, si ergeva dal suolo ove giaceva nel sangue e fieramente gridava: “Sono io il capo”. Cadeva crivellato di colpi…».
Ce ne parla Donatella Alfonso, autrice di “Fischia il vento. Felice Cascione e il canto dei ribelli”. La storica, saggista e divulgatrice Jennifer Radulovic ci parla di “Partigiane: storia della Resistenza!” la sua nuova narrazione spettacolo incentrata sul ruolo delle donne nella lotta di liberazione. Nei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale e nelle operazioni della Resistenza Italiana le donne ebbero un ruolo fondamentale su più livelli, dall’assistenzialismo fino a impugnare le armi per difendere il diritto alla libertà. Sono state migliaia: solo a 35mila di loro è stato riconosciuto lo status di partigiane. Nonostante siano trascorsi quasi 80 anni, il maschilismo che hanno subito e l’avversario ideologico con il quale hanno combattuto, sono drammaticamente vivi e incombenti sulla nostra società.
Lo storico dello sport Sergio Giuntini, autore di “Biciclette partigiane. Venti storie di ciclismo e Resistenza”, ci ricorda come nella storia la bicicletta è sempre stata strumento di libertà ed emancipazione: sociale, politica, culturale. Ha contribuito a grandi trasformazioni della mentalità e del costume. Vi ha ricorso il femminismo nelle sue battaglie per l’indipendenza e l’autonomia del predominio maschile, il mondo del lavoro per liberarsi dalle catene del tempo e dello spazio. La bicicletta era in prima linea nel corso della Comune di Parigi (1870) e nei moti repressi da Bava Beccaris a Milano nel 1898. E tra il 1943 e il 1945 non poteva che battersi anche contro il nazifascismo, diventando preziosa alleata della lotta partigiana.
Il progetto RIDE 4sunbirds, 700 km in bicicletta per Gaza a fianco dei Gaza Sunbirds.  E’ una manifestazione ciclistica che partirà da Milano il 25 aprile e che, toccando diverse città, arriverà a Roma il 30 aprile. L’iniziativa nasce come risposta pacifica e costruttiva in supporto al popolo palestinese, pesantemente colpito dal conflitto in atto. I Gaza Sunbirds sono un gruppo di circa 20 paraciclisti palestinesi fondato nel 2020 da Alaa al Dali, fino allo scoppio del conflitto in corso tre di loro si stavano allenando per partecipare alle prossime paraolimpiadi. Dal 7 ottobre in avanti hanno deciso di prestare il loro servizio al fine di raccogliere e distribuire beni di prima necessità alla popolazione civile. Info: gazasunbirds.org/news
Carlo di Bicipace ci parla della quarantesima edizione di Bicipace, che quest’anno partirà  il 26 maggio. E’ la più importante manifestazione in bicicletta della Lombardia, la cui mission è unire alla bellezza della natura e dell’ambiente la forza della pace e della solidarietà.

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