Una incursione in un universo vintage, profumato di brillantina e lozioni d’altri tempi, quando le schedine della sisal servivano a pulire il rasoio dalla schiuma da barba. Lo facciamo oggi che una nuova rivoluzione ha coinvolto chi ogni mattina, davanti allo specchio, litiga con il rasoio per non trasformare il proprio viso in un penoso campo di battaglia. Per loro ora c’è il “sei lame”, sei affilatissime lamette “all in one”, tutte raccolte nel primo e unico al mondo apparecchio con cui ShaveMate – l’azienda fondata da due ragazzoni venuti su dalla Florida, Lou e Peter Tomassetti, ribattezzatisi “The inventor brothers”, i fratelli inventori – ha lanciato la prima guerra mondiale del rasoio. L’obiettivo? In palio c’è un mercato che, solo negli Usa, vale due miliardi e mezzo di dollari, ed è soverchiato dai colossi Gillette e Schick. Ma in gioco c’è anche il futuro di quella scienza maschia che si chiama rasatura e che per un’eternità era rimasta uguale a se stessa: da quando il primo monarca globale, Alessandro Magno, bandì quella barba che poteva diventare una terribile trappola nei corpo a corpo in battaglia fino, al 1904 in cui un certo King C. Gillette, pericolosamente ispirato dal successo dei neonati tappi a corona, primo esempio di prodotto casalingo di massa, non inventò e brevettò il rasoio usa e getta, facendo fortuna con le forniture militari durante la prima guerra mondiale. Da allora, è la corsa al rasoio perfetto. Seguendo le orme di King C. Gillette, The inventor brothers per testare la loro scoperta sono andati dai militari americani, quelli che erano in Iraq. Noi invece ci siamo infilati nel negozio di Antonio, uno dei pochi barbieri attivi sulla piazza di Milano. Aperta dal 1965 la sua barberia è anche un originale museo che ospita più di 200 immagini provenienti dai barbieri di Vietnam, Cuba, Yemen, India, Tibet, Madagascar, Marocco… Una collezione nata quasi per caso che oggi ha il sapore di un primato. Un patrimonio prezioso che racconta di un mestiere davvero senza confini che in alcuni Paesi lontani è oggi come da noi un tempo, senza bottega, ma itinerante al ‘servizio’ del cliente. E a proposito di ‘transumanza’ abbiamo accompagnato i musicisti della Compagnia di canto e musica popolare di Favara da Anatolia, il barbiere curdo di via Mac Mahon, a poche decine di metri da Radio Popolare. E così il maestro Maurizio Piscopo e i suoi musicisti hanno potuto regalare le musiche che accompagnavano i clienti delle barberie siciliane agli immigrati che frequentano Anatolia: “barba, capiddi e mandulinu” in salsa curda…
Le tradizioni musicali dei barbieri siciliani sono raccolte in “Musica dai saloni”, un libro e un cd curati da Gaetano Pennino e Giuseppe Maurizio Piscopo (2008, Casa museo Antonino Uccello). L’ideale è ascoltare il cd leggendo “Il salone di don Nonò” di Andrea Camilleri. Per ‘immergersi’ nel mondo delle barberie sicule guardate le fotografie in b/n di Armando Rotoletti pubblicate nel volume “Barbieri di Sicilia”.