Tra il Carso e l’Adriatico si sviluppa un’area straordinaria: l’Istria slovena, un microcosmo affacciato sul Mediterraneo che ha saputo conservare la propria preziosa eredità storico-culturale, rileggendola con uno sguardo internazionale e aperto sul futuro. Le influenze della presenza veneziana si fondono con echi mitteleuropei, aria di mare, vini sublimi e prezzi accessibili: tutti fattori che inducono alla scoperta di questo intrigante fazzoletto di terra dove i colori e i sapori del Mediterraneo abbracciano quelli della Mitteleuropa. Pirano è una sottile penisola che si allunga verso il mare con una storia scolpita nel candore splendente del sale: una città legata indissolubilmente all’Adriatico che con il suo sale, l’oro bianco di Pirano, ne ha determinato la fortuna e una grossa fetta della sua storia. Una visita consigliata è quella all’allevamento di branzini Fonda: non intensivo e sostenibile, è gestito da Irina e Goraz, una coppia di biologi che organizzano corsi di cucina dove si può imparare a riconoscere il pesce fresco, a sfilettarlo e a metterlo sotto sale. 150 km, con tappa facoltativa alle grotte di Postumia, vi portano a Caporetto. Tristemente famoso per una battaglia epocale studiata sin dalle elementari, oggi è l’epicentro di una grande regione montana dedicata agli sport: con servizi di livello europeo, offre più di una meta da esplorare e, se si ha voglia, tra un trekking e un rafting, una sana biciclettata in mtb o su strada, si può ripassare una mesta pagina di Storia visitando il museo locale (kobariski-muzej.si). Come colonna sonora delle due ore in macchina che dividono Pirano da Caporetto si può cercare un cd antologico con le canzoni che hanno vinto la Slovenska Popevka, ovvero il Festival di Sanremo sloveno. Una rassegna musicale che ha storicamente avuto un implicito valore di identificazione per un popolo -quello sloveno- che, pur avendo abbracciato (e, per un lungo periodo, con una larga e condivisa adesione) la causa della Repubblica Federativa Socialista Jugoslava, non poté in qualche misura non sentirsi un po’ ai margini, dissimile per lingua e cultura dall’artificioso serbo-croatismo incarnazione di unità. Invece a Topolò – Topolove, enclave slovena in territorio italiano (23 km da Caporetto), sventola la bandiera dell’internazionalismo. E’ un borgo montano di trenta abitanti sull’estremo confine italo-sloveno, nelle Valli del Natisone, che ogni anno nel mese di luglio diventa un crocevia di incontri e scambi culturali degni di una capitale (stazioneditopolo.it). Isolato, posto alla fine della strada, da sempre ultima frontiera di mondi contrapposti, Topolò ha subito nei secoli le intemperie della Storia, acuitesi nel secolo passato quando fu uno dei teatri della battaglia di Caporetto. Oggi registi, musicisti, scrittori, fotografi, performers e uomini di scienza provenienti da tutto il mondo vengono ospitati nelle case del paese e confrontano la loro ricerca con la molteplice realtà del luogo. Senza bandiere è anche “la cartolina per l’Adriatico mare d’Europa”, un’iniziativa targata Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa , una testata giornalistica on-line. E’ una cartolina elettronica che, come si faceva in passato, circolerà per segnare un momento importante. Realizzata dall’illustratore Gabriele Musante, ricordando che nel 2020 Fiume sarà Capitale europea della cultura, vuole ribadire la pregnanza europea dell’Adriatico.
Info: https://www.slovenia.info/it