Il Cervino è “un frammento di mondo, astratto dal suo contesto geografico e sociale, che grazie all’intrinseca bellezza (ma si potrebbe parlare a buon diritto di ‘magia’) diventa oggetto del desiderio per milioni di persone, disposte a comprare un biglietto aereo per vederlo”. Così scrive Paolo Paci, autore de “Nel vento e nel ghiaccio Cervino, un viaggio nel mito” (Sperling & Kupfer). Paolo sul Cervino ci è salito assieme alla valanga di turisti che ogni anno lo assaltano: “A consumare il ‘cornetto’ non sono solo alpinisti o calpestatori di Quattromila, specie comuni neirifugi del Vallese e della Valle d’Aosta. Sono individui tra i più improbabili: programmatori del New Jersey e commercialisti di Savona, ingegneri di Hanoi e falegnami carinziani…ognuno conuna sua motivazione e una sua idea, magari folle, della montagna”. Tutto questo perchè il Cervino è un luogofeticcio, come la Tour Eiffel o le Piramidi. E poiché come loro ha una forma piramidale ci siamo fatti spiegare da Grazia Varisco, artista ed in passato titolare della cattedra di Teoria della percezione all’Accademia di Brera, perchè questa forma geometrica attrae e cattura l’attenzione di milioni di persone. Tra cui anche quella di Edward Whymper, disegnatore ed incisore inglese, che nel 1865, poco più che ventenne, arrivò sulla cima del Cervino battendo sul filo di lana la guida italiana Antoine Carrel, contadino e cacciatore, un valligiano con la visione ‘sportiva’ dell’alpinismo. Chissà se, centocinquanta anni dopo, Whymper e Carrel si sarebbero trovati meglio a Zermat o a Cervinia, le due località tanto diverse l’una dall’altra (la prima svizzera, l’altra italiana) ai piedi del Cervino?
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