Lo Zambesi è il quarto fiume più lungo dell’Africa (2660 km con un bacino di 1.330.000 km2). Il suo corso è interrotto in molti punti da rapide e salti che lo rendono difficilmente navigabile. Se ne accorse a sue spese anche David Livingstone che il 16 novembre 1855 fu il primo occidentale ad avvistare Mosi-oa-Tunya (il fumo che tuona): le spettacolari e celeberrime cascate che egli ribattezzò Vittoria in onore della sua regina. Il fotografo e foto-giornalista Bruno Zanzottera dell’Agenzia Parallelozero sta curando un reportage durante il quale ripercorre lo Zambesi nella sua totalità (in parte navigandolo). Non è una rivisitazione storica o geografica, ma il racconto di uno spaccato dell’Africa odierna. Un lavoro che affronta le mille sfaccettature relative allo sfruttamento delle acque dello Zambesi, cercando di coniugare le problematiche ambientali con la necessità di tutelare i bisogni degli abitanti dei villaggi e della fauna selvatica che vivono lungo le sue rive. Da questo complesso reportage, per Onde Road, Bruno Zanzottera estrapola alcuni segmenti relativi allo stato di salute di due grandi abitanti di queste regioni: l’elefante e il rinoceronte. L’italo-sudafricana Silvana Olivo, per anni residente in Zimbabwe (dove ha partecipato attivamente alla campagna contro il bracconaggio di rinoceronti) ci inquadra il diverso ‘stato di salute’ dei due grandi pachidermi africani. Mark Butcher e Steve Edwards, due ex ranger di parchi naturali dello Zimbabwe, ci raccontano il loro lavoro, della guerra dei rinoceronti e del che fare (secondo loro) per l’esubero di elefanti nella regione. Johnson Ncube, capo villaggio dell’area di Ngamo, ci spiega cosa significa per i nativi -nel 2015- convivere con gli animali selvatici e con i turisti…
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