Ai confini del mondo: l’Ospizio del Gran San Bernardo

cani san bernardo

Con il treno si valica il Sempione e, meno di un’ora dopo, si sbarca a Martigny, una tranquilla cittadina con una storia millenaria. A trasformarla in una piccola capitale dell’arte ci pensa un tempio della cultura costruito su un antico santuario romano: la Fondazione Gianadda. Reperti gallo-romani, quadri di Cèzanne e Van Gogh, sculture di Mirò e Dubuffet, uno spazio dedicato alle invenzioni di Leonardo da Vinci, un museo dell’automobile, festival e concerti… una proposta culturale semplicemente bulimica. Dopo le bellezze dell’arte quelle della natura. La meta è il Museo Chiens du San Bernard, uno spazio magico, in grado di intenerire anche il mostro di Marcinelle. Al piano terra cani giganteschi scivolano sul pavimento mentre deambulano seguiti da cucciolate che sembrano appena uscite da un cartone animato di Walt Disney. Sono i cani che hanno contribuito a rendere famoso l’Ospizio del Gran San Bernardo. Raggiungerlo è un’avventura che merita di essere vissuta. In trenta minuti scarsi, con un trenino di quelli da cartolina elvetica, si raggiunge Orsières. Con un bus e altri 15 minuti si arriva a Bourg Saint Pierre, un villaggio medioevale formatosi attorno a un convento con un ospizio del IX secolo. Nel borgo c’è una casa dove si è fermato Napoleone il 20 maggio del 1800, prima di salire con le sue truppe sul passo. E c’è la targa con cui, in anni relativamente recenti, François Mitterrand ha pensato di poter saldare i debiti secolari del Bonaparte con la comunità locale. Da qui, armati di sci con le pelli di foca, inizia l’ascesa verso l’ospizio. La storia di questo rifugio si perde nei tempi. Inizia verso la metà dell’anno mille con San Bernardo da Mentone, arcidiacono di Aosta. ” Hic Christus adoratur et pascitur” (Qui Cristo è adorato e nutrito), questo il motto inciso sulle pietre del rifugio. Dopo ogni bufera, si scendeva sia verso l’Italia che verso la Svizzera per trovare pellegrini o viaggiatori dispersi nella tormenta. Li si assisteva e rifocillava. L’ospizio è stato e continua ad essere aperto a tutti, 365 giorni all’anno. Oggi è frequentato da escursionisti che amano lo sci fuori pista e da pellegrini che seguono la via Francigena. Ma ci arrivano anche persone di qualsiasi fede e religione che, oltre a un letto e un brodo caldo, vogliono provare l’esperienza di vivere dentro a un luogo dello spirito. In estate, quando ci si può arrivare in macchina, l’alloggiamento è riservato agli escursionisti a piedi o in bicicletta. D’inverno non c’è problema, ci si può arrivare solo con gli sci ai piedi.

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