C’è chi ci viene in pellegrinaggio, chi per semplice curiosità. Una volta qui però è impossibile non rimanere stregati dal suo fascino fatto di un mix di sacro e profano, genti e culture, modernità e archeologia. Le infinite magie di Gerusalemme concedono anche l’inimmaginabile: divorare una shakshuka(*) da Basti, ristorante che ha il pregio di stare in mezzo alla Città Vecchia, ma soprattutto di piazzare tavoli all’aperto proprio davanti alla terza stazione della Via Crucis, quella dove Gesù cadde per la prima volta. Gerusalemme è una città meticcia. Ma ogni comunità è chiusa nel suo quartiere: quasi scontato per chi vive in un territorio conteso. Il modo migliore per visitarla è seguire i suoi gatti, che si muovono da una zona all’altra della città vecchia. Possono passare allegramente da un quartiere all’altro, sfidando le telecamere di sorveglianza e le pattuglie israeliane: se ne infischiano delle restrizioni. Noi cerchiamo di attraversarla con Silvano Mezzenzana, che a Gerusalemme c’è stato un centinaio di volte accompagnando migliaia di pellegrini. Maurizio Principato ci racconta e ci fa ascoltare le sue musiche, a partire da quelle che hanno fatto da colonna sonora alla recente Jerusalem Season of Culture, tra cui il Jerusalem Sacred Music Festival. Stefano Cusin, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, oggi mister dell’Ahli al Khalil (il team che ha vinto lo scudetto della West Bank e, giocando allo stadio di Gerusalemme, ha appena vinto la supercoppa palestinese), ci racconta perchè per un palestinese è difficile anche giocare a pallone…
(*) shakshuka: tipica colazione gerosolimitana: uova preparate in padella con pomodoro, cipolla e, volendo, anche peperoni. Si fa affogare nel sugo un bel po’ di pane e si è ricchi di energia per il resto della giornata.