Dresda: ritorno al futuro

dresda_153

A Dresda, uno scampolo di ex DDR confinante con la Polonia e la Repubblica Ceca, è stata scritta una delle pagine più drammatiche della seconda guerra mondiale. Nel febbraio del 1945, quando le sorti della guerra erano ormai segnate, 2350 bombardieri inglesi e americani inondarono con tonnellate di bombe al fosforo una città che non aveva nessun obiettivo militare. Sulla lapide di un monumento campeggiano due domande: “Quanti morirono? Chi conosce il numero?”. Alcuni storici calcolano 135000 decessi, ma altre ricostruzioni arrivano a 200000 morti. Più delle vittime di Hiroshima e Nagasaki messi assieme. Con gli uomini venne distrutta anche la ‘Firenze dell’Elba’, la città nata all’inizio del ‘700 quando Augusto il Forte, con un immane sforzo urbanistico, aveva trasformato il borgo gotico dei Principi elettori in una Versailles germanica. Certo, tra le vittime di una guerra l’arte e la cultura sono le più difficili da quantificare, ma non sono le meno gravi. Subentrato al Terzo Reich, il regime comunista della DDR ne era tanto consapevole che lasciò le macerie così com’erano a perpetua memoria della “barbarie occidentale”. E così nel secondo dopoguerra, Dresda si è andata sviluppando attorno a quel centro vuoto, come una barriera corallina attorno a un vulcano spento. Fino al 1989 quando, con la riunificazione tedesca, il destino della città è diventato il suo ‘ritorno al futuro’.  Oggi è tornata ad essere una capitale europea della cultura, ricca di monumenti (miracolosamente rimessi in piedi) e di appuntamenti. Appoggiata su entrambe le sponde dell’Elba, che la taglia in due, basta percorrere per un’oretta il suo fiume per scoprire le Rocky Mountain europee: il Parco Nazionale della Svizzera Sassone, una piccola enclave fatta di bizzarre formazioni rocciose e di imponenti tavolare. Un vero paradiso per chi ama la natura selvaggia e per chi ama arrampicarsi. Non a caso è qui che sono state stilate le regole da cui è nato il free climbing…

www.sassoniaturismo.it