La Lucania lunare dei calanchi

Basilicata 005

Un viaggio nel cuore più nascosto e solitario della Basilicata. E’ la Lucania, il luogo magico e pieno di spiritualità descritto da Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli”. Borghi come Aliano, la cittadina dove Levi trascorse il suo periodo di confino. Ferrandina, una città fondata nel 1400 da Federico e Isabella d’Aragona. Craco, un suggestivo borgo fantasma che sorge fra paesaggi da film western, e che, per la sua bellezza, è stato inserito nella lista del World Monuments Fund. E Pisticci, il borgo famoso per le casette bianche allineate sul Rione Dirupo, sorto sulla frana che nel 1688 devastò il borgo. E’ il paese della brigantessa Maria la Pastora, mitica compagna del leggendario bandito Ninco Nanco (Ninghe Nanghe in dialetto), devoto luogotenente di Carmine Crocco, il “Napoleone dei Briganti”, uno dei più temuti e ricercati fuorilegge del periodo post-unitario. Pisticci galleggia sui calanchi: concrezioni dalle forme incredibili create da ignote coordinate fisico-chimiche. Profondi canyon, aride dune bianche che si sbriciolano per colpa degli agenti atmosferici, pinnacoli naturali ed enormi sculture d’argilla impastata dal sole che si sgretolano sotto il peso del tempo. Il calanco, per la cultura contadina, era un luogo sacro e demoniaco. Demoniaco perché non avendo humus non è terra fertile. Sacro perché nei calanchi venivano seppelliti i defunti. Si scava con facilità nei calanchi, entità che non sono mai state soggette a vincoli di proprietà perché, in quanto composti da terra non fertile, non sono mai stati allettanti per i contadini. Su questa terra, non riuscendo a crescere in altezza, alcune piante si stirano, si allungano, creando così disegni che si intersecano con le crepe dell’argilla. Ma dove, improvvisamente, si stagliano baldanzose alcune orchidee selvatiche.

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Foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero ©