Oriente cubano

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Santiago è la capitale dell’Oriente cubano. E’ una città nera. I discendenti degli schiavi africani qui sono molto più numerosi che nel resto dell’isola. Una città meticcia anche nelle sue bevande, come dimostra la Pru: un refresco la cui storia può essere fatta risalire al 1800, dopo la rivoluzione haitiana, quando i coloni francesi, i loro schiavi e gli schiavi liberati si insediarono nelle terre a est di Isla Mayor portando seco usi e costumi. Secondo le tradizioni orali degli haitiani che vivono a Cuba oggi, è la pru a dar loro la forza di completare le dure attività agricole sollevando i loro spiriti e guarendo le loro malattie. Par raggiungere Baracoa, da Santiago, bisogna percorrere una strada che, dopo Guantanamo, si arrampica sui monti. E’ la mitica “Farola“, un regalo di Fidel Castro agli abitanti di Baracoa per l’aiuto ricevuto durante la rivoluzione. Matthew, l’uragano che si è abbattuto su Baracoa lo scorso ottobre, non ha fatto regali. Ha portato solo distruzioni: case scoperchiate, altre sventrate, centinaia di palme (il petrolio locale) decapitate… Il lavoro di prevenzione delle autorità cubane e dei comitati popolari ha impedito che ci fossero vittime anche qui, come è  accaduto nella vicina Haiti. Prima di partire avevamo chiesto agli ascoltatori di Radio Popolare di aiutarci a dare una mano agli abitanti di Baracoa, lanciando l’operazione “Una cazzuola per Cuba”. Avevamo chiesto materiale utile per i lavori di ricostruzione. La generosità dei ns ascoltatori, ancora una volta, non si è fatta attendere e in redazione sono arrivate non solo cazzuole, ma  trapani, pinze, tenaglie, pappagalli, chiodi… La sosta a Baracoa è stata l’occasione per consegnare il materiale raccolto. La visita alla Comandancia de la Plata, sulla Sierra Maestra, è stata invece l’occasione per una immersione nella storia. E’ il cuore di Cuba:  monti di un verde brillante e rigoglioso, le cui vette regalano scorci del mar dei Caraibi. Al belvedere di Alto de Naranjo, nel Parque Nacional Turquino, sopra il villaggio montano di Villa Santo Domingo, i cartelli indicano due sentieri. Il primo porta al Pico Turquino, che con i suoi 1974 metri è la montagna più alta dell’isola. Il secondo conduce alla Comandancia de la Plata. Sono tre chilometri aspri e sconnessi che portano  nel cuore della Sierra, là dove Fidel Castro e Che Guevara per due anni diressero la guerriglia contro le forze di Fulgencio Batista. A poco meno di metà sentiero  c’è la spartana area di sosta Medina. Il nome è mutuato da Osvaldo Medina, un campesino che negli anni della rivoluzione viveva lì in una baracca. Medina, assieme ai suoi figli, faceva parte del Quinteto Rebelde, un gruppo che suonava per i barbudos che vivevano sulla Sierra.  Al termine del sentiero c’è la sede della mitica Comandancia. La capanna-comando di Castro, con il suo letto, le librerie in legno e il frigo a cherosene impreziosito dal buco di una pallottola su un fianco. La baracca dove il medico-comandante Ernesto Guevara de la Serna visitava i feriti e la “Casa de la Prensa”, teatro delle interviste con i giornalisti che si arrampicavano quassù. La nostra ascesa si è avvalsa della competenza di Isaia, un campesino che fa la guida su quei sentieri. Il suo era un eloquio emozionante, dove nelle pause dei racconti, tra i rumori del bosco e i nostri ansiti per le ripide salite, avevamo l’impressione di poter ascoltare la musica del Quinteto Rebelde e la voce di musica del Quintetto Rebelde e la voce di Fidel…

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Cuba 2016: el cambio

La quinceanera

Onde Road torna a Cuba a un anno di distanza. La curiosità principale è una: vedere, per dirla con un’espressione presa a prestito dai cubani, come procede il “cambio”: quel processo di piccoli e grandi cambiamenti che il governo di Raul Castro cerca di controllare e dirigere, mentre parallelamente procede il processo di riavvicinamento agli Stati Uniti. Processo che procede, ma non ha ancora eliminato l’embargo statunitense nei confronti di Cuba, in essere dall’ormai lontano 1962. Lo scorso ottobre infatti l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato, a larghissima maggioranza (191 su 193 paesi), a favore della fine dell’embargo. Gli unici due “no” sono arrivati dai rappresentanti di Israele e degli Stati Uniti. Ma nonostante ciò Cuba sta cambiando… Una delle più grandi novità che ho riscontrato, rispetto alla mia visita dello scorso anno, è la parziale liberalizzazione di internet oggi accessibile a tutti i cubani che possono permettersi uno smartphone o un pc. Il governo ha aperto decine di hotspot dove le persone possono accedere a Internet. Cinque sono a L’Avana. Il più popolare e simbolico è quello della Rampa, una della vie più note della capitale: ovvero il tratto di strada in salita lungo circa un chilometro di Calle 23, un’arteria vitale ed affollata a qualsiasi ora del giorno e della notte. Giovani e adulti comprano carte che per due CUC (circa due Euro) consentono un’ora di collegamento, e poi si accalcano sui muretti del viale per inseguire i loro sogni. Questi spazi wi fi oggi sono attivi in tutta l’isola. Li ho trovati facilmente sia a Vignales, cittadina agricola dell’occidente cubano, che a Remedios, un borgo fuori dal tempo a nord di Santa Clara. Basta cercare la piazzetta dove si raccolgono decine di persone armate di cellulari e pc. Accanto a loro è sorta una piccola economia parallela fatta di venditori ambulanti che smerciano noccioline salate e bibite, oltre a ‘bagarini’ che rivendono con la maggiorazione di 1 CUC (tre anzichè due) le carte con i codici per accedere a Internet. Ma il cambio si ‘sente’ anche perchè per la prima volta è sbarcato a Cuba un oggetto del quale nell’isola caraibica si erano perse le tracce da oltre mezzo secolo: un pianoforte a coda Steinway. I cubani di Miami tornano tranquillamente ‘a casa’ per celebrare la quinceanera, la festa che i latino-americani celebrano per i 15 anni delle loro figliole, perchè a Cuba ovviamente costa molto meno che negli States. Il “cambio” ci viene raccontato anche da Paola Larghi del CISP, Comitato Internazionale dei Popoli, una Ong con sede a Roma che da 20 anni lavora a Cuba (Paola ci lavora in prima persona da 10). Da uno storico, professore di Antropologia presso la Universidad de la Habana. E da Salvador Gonzáles Escalona, autore dei murales del Callejon de Hamel… Storie e ipotesi di un processo di cambiamento sociale e politico che nessuno è in grado di dire dove porterà…

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Sulle strade di Cuba

Il bus per il mare_e

Quelle che da Santa Clara, nel centro geografico dell’isola, portano a Santiago, la capitale dell’Oriente cubano. Remedios, un borgo polveroso che evoca afrori che rimandano a Gabriel Garcia Marquez. Il fascino delle Cayerìas del Norte, una manciata di isolette, piatte come un’omelette, al largo della costa settentrionale della provincia di Santa Clara. I cayos erano ancora terra selvaggia infestata da zanzare quando nel 1998 è stato costruito il primo hotel. 17 anni dopo ampi scampoli dei cayos sono foderati di lussuosi resort. Per il futuro si parla di raddoppiare la capienza ricettiva: passando dalle odierne 5000 a 10.000 camere d’hotel. Conviene venirci prima che faccia la fine di Varadero. Per ora sono ancora un angolo di paradiso. Tre ore abbondanti di macchina, attraversando paesini vivaci e percorrendo strade sul cui asfalto è steso a seccare il riso, e si arriva a Camaguey. La città va scoperta a bordo dei bici-taxi griffati Ileana Sànchez, un’artista locale innamorata dei gatti. Nel dopocena non eccedete con i cocktail, perché prima di andare a dormire dovete gustare il miglior daiquiri della città. Lo servono al rooftop bar del Grand Hotel, un hotel che sembra essere rimasto nell’anno in cui fu costruito: il 1939. Il tratto da Bayamo a Santriago è tra i più affascinanti della strada che collega l’Occidente cubano con l’Oriente. L’Avana con Santiago. Ci si arrampica su dolci colline arredate da una bulimica flora tropicale. A un certo punto, in mezzo a questo oceano verde, ai lati della strada compiano, sempre più frequenti, delle bancarelle che vendono ghirlande di fiori gialli. Un cartello stradale spiega l’arcano: Basilica de Nuestra Señora del Cobra km 2. La Vergine della Carità del Rame, familiarmente detta Cachita, è l’icona più venerata dai cubani. E’ sincretizzata con la bella orisha Ochun, dea youruba dell’amore e della danza. Ma per conoscere i segreti della Santeria bisogna raggiungere Santiago, la città più africana di Cuba. Come testimonia la sua musica…

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