La Sardegna non è solo resort stellati e spiagge da cartolina. Ci sono scampoli di territorio, ingiustamente considerati minori, che nascondono tesori ed eccellenze regali. A partire da Sa Reina, La Regina. Per andarla a trovare non bisogna chiedere un appuntamento: basta raggiungere l’uliveto storico di S’Ortu Mannu (l’orto grande), nelle adiacenze di Villamassargia nel Sulcis Iglesiente. Seguendo la strada che porta al Castello di Acquafredda (SP2) improvvisamente, protetto da una staccionata circolare, appare un bosco di ulivi secolari dove ad attirare l’attenzione è il grande patriarca, un albero che i locali chiamano proprio Sa Reina. La sua mole è impressionante: la circonferenza alla base è di 16 metri, mentre a un metro e mezzo d’altezza il tronco misura 1144 cm. Al suo confronto gli altri ulivi sembrano piccoli, figli di un Dio Minore. Uno sguardo più attento certifica però che sono dotati di forme disparate e hanno un’età venerabile. Ma la regina è la regina. La sua carta d’identità certifica che ha vissuto quasi mille primavere. Lo conferma anche un esame della sua corteccia: un capolavoro di disegni, istoriazioni e commenti di Madre Natura. Regale è anche il profilo del Monte Arci, raggiungibile in meno di un’ora di macchina da S’Ortu Mannu. È un massiccio isolato di natura vulcanica che si erge nella piana di Uras, nella pianura del Campidano. Durante il neolitico era molto battuto a causa dei suoi ricchissimi giacimenti di ossidiana, un minerale vetroso utile per la produzione dell’utensileria e delle armi preistoriche. Per saperne di più basta raggiungere Pau, località dove è stato aperto un museo dedicato interamente all’ossidiana e alle storie millenarie che ha contribuito a far nascere. Un altro tesoro è figlio dello stagno di Cabras, 2.200 ettari di superficie umida che lambisce il paese omonimo. Collegato, grazie a 4 canali, con il Golfo di Oristano, vanta la presenza di una ricca vegetazione e di una notevole componente avifaunistica. Non a caso per estensione e per rilevanza della biodiversità è una delle più importanti aree umide della Sardegna. E dallo stagno arriva anche l’oro di Cabras: la bottarga ricavata dalle uova dei cefali che lo popolano. Un altra prelibatezza indigena è la ricotta prodotta dall’Azienda agricola biologica Fattorie Cuscusa: 168 ettari (più altri 70 in affitto), di terreno fertile particolarmente adatto all’allevamento ovino. La ricotta è così eccellente che vengono a prendere lezioni private alcuni mastri casari giapponesi. Invece il tesoro del Parco naturale regionale Molentargius-Saline (un territorio di circa 1600 ettari tra Cagliari e Quartu Sant’Elena, affacciato sul Lungomare Poetto) è il sale. Conosciuto per i fenicotteri rosa che lo popolano, il Parco ha una storia strettamente legata a quella delle Saline. Non a caso deve il suo nome a is molentargius, i conduttori di asini – su molenti, in sardo significa appunto asino – che caricavano il sale raccolto nei bacini. Cosa cantassero is molentargius durante il lavoro non è dato sapere. In che lingua lo facessero si: il sardo. E proprio a Cagliari ogni anno si celebra il Premio Parodi, l’unico concorso italiano dedicato alla World Music. L’edizione di quest’anno, la decima, è dal 12 e il 14 ottobre.
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