Mummie, mercati e due persone che Palermo non dimentica

Murales Falcone e Borsellino

Ballarò è un posto unico, fermo nella sua realtà di sempre, genuino nel bene e nel male, libero eppure chiuso in se stesso, un cuore che pulsa a un ritmo diverso, mentre tutto, lì attorno, scorre veloce e passa. La storia di questo quartiere non si trova tanto nei suoi monumenti, quanto nei suoi vicoli stretti e nei suoi angoli oscuri, sta scritta nelle pietre e negli anfratti, tra le palazzine più nascoste e tra le bancarelle del suo mercato. Un mercato vivo, vociante, colorato e meticcio. Al contrario di quello della Vucciria, che Renato Guttuso dipinse in una celebre tela. Le sue bancarelle di frutta e verdura hanno normali prezzi da supermercato. Ai ganci delle macellerie i quarti di bue hanno smesso di gocciolare per avvenuto dissanguamento: quelli di ieri erano gli stessi del giorno prima e vanno bene per lo scatto di qualche turista ma non per l’arrosto dei consumatori. La ‘riconversione’ commerciale ha portato birra a fiumi e fatto emigrare tonni e acciughe. Ha spostato in avanti le lancette dell’orologio. Un tempo alla Vucciria la vita cominciava all’alba e alle otto di sera c’era il coprifuoco. Oggi è il regno di una movida notturna a base di birra economica, bancarelle che vendono pani ca ‘meusa (pane imbottito con la milza di vitello) e locali, tra cui la leggendaria Taverna Azzurra, dove per un Euro si può bere un bicchiere di Sangue di Sicilia. Altra tappa imperdibile sono le Catacombe dei Cappuccini (catacombepalermo.it), dove migliaia di mummie hanno incantato o disgustato viaggiatori illustri, da Dumas a Maupassant. Queste catacombe violano almeno tre principi della tradizione occidentale: «Secondo le consuetudini, il cadavere dev’essere sepolto da solo; orizzontale e nascosto alla vista». Qui invece «viene esibito», «lo si colloca in posizione eretta, vigile, attenta» e lo si mantiene in gruppo. Lo ricorda Ivan Cenzi in La veglia eterna (Logos edizioni). E’ un ottimo libro per riavvicinarsi alla necropoli senza tenebrismi danbrowneschi o sbarazzine tentazioni pop. Un libro che spiega che trattasi di mummie perché i corpi venivano lavorati. Il rodato metodo dei Cappuccini era «bio»: zero additivi, niente rimozione di viscere e cervello… Invece alla Casa Teatro Ditiremmu (teatroditirammu.it), uno dei più piccoli teatri italiani, la scenografa Francesca Picone (Chicca) si travesta da cantastorie ‘fimmina’ e ci illustra i pannelli che raccontano la storia di Falcone e Borsellino.